Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

09/07/2008

Presentazione della relazione annuale dell'Autorità per la vigilanza dei contratti pubblici dei lavori, servizi e forniture

Autorità, Signore, Signori!


L'odierna presentazione della Relazione al Parlamento sulla attività svolta dall'"Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture", si colloca all'inizio di una legislatura che si prospetta carica di impegni per realizzare le riforme necessarie alla modernizzazione del sistema Paese.

Penso, in particolare, alle riforme politico-istituzionali per rendere più razionale e dinamico il sistema delle decisioni in un equilibrato rapporto tra "centro" e "periferia", nonché alle riforme nel mondo dell'economia, per intensificare le spinte verso mercati efficienti in grado di assicurare la ripresa di competitività, oggi affievolitasi in troppi settori.

Al riguardo, è opinione comune che, per ridurre il gap con il resto dei Paesi europei, sia necessario incentivare gli investimenti attraverso la realizzazione di una rete di infrastrutture, grandi e piccole, in grado di sostenere, sul piano dei servizi, le sfide competitive.

A tale obiettivo devono collaborare tutti i soggetti investiti di specifiche competenze settoriali e, tra questi, un ruolo di primissimo piano lo riveste proprio l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, la quale, nata in un contesto storico ispirato dalla "cultura del sospetto", è ora, invece, chiamata, dal nuovo contesto giuridico ed economico, a promuovere il mercato, garantendone il funzionamento nell'interesse dei cittadini e delle imprese.

Non più, quindi, soggetto preposto solo al regolare funzionamento di un settore dell'ordinamento, con impronta essenzialmente pubblicistica, ma anche soggetto, indipendente dalle amministrazioni e dalle imprese, posto a tutela di un settore strategico dell'economia, il cui rilancio e la cui efficienza dipende proprio dall'intensificarsi della concorrenza e dall'ampliamento degli spazi per l'esplicarsi dei meccanismi di mercato.

Nel contempo, anche l'azione economica delle pubbliche amministrazioni deve ispirarsi a finalità concorrenziali e, in questo senso, le stazioni appaltanti pubbliche si pongono come importanti attori del mercato.

Tuttavia, allo stato, l'idea di un mercato efficiente con contraenti collocati in posizione simmetrica non appare ancora pienamente realizzata.

Da qui, l'esigenza di rinnovare un grande patto, sotto l'egida delle garanzie normative di derivazione comunitaria, con cui collegare, in un circuito virtuoso, Autorità, stazioni appaltanti, imprese e cittadini, così da indirizzare il sistema verso un accorpamento funzionale della domanda pubblica aggregata con lo sviluppo delle centrali di committenza.

Un problema di regolamentazione si pone, però, in tutto il nostro sistema. Ad una legislazione nazionale dettagliata e reiterata, anche con riferimento a norme di rango secondario, si aggiunge una legislazione regionale frantumata in una pluralità di manifestazioni giuridiche eterogenee.

Si avverte, quindi, la preoccupazione di una eccessiva burocratizzazione della materia che, al contrario, necessita di indicazioni semplificanti, al fine di realizzare una effettiva sinergia tra l'esercizio di potestà pubbliche e le molteplici richieste di partecipazione al mercato.

Unitamente a quest'ultima esigenza, nel mercato degli appalti deve essere assicurata, poi, la trasparenza attraverso procedure ad evidenza pubblica che siano pienamente strumentali alla regolarità e all'efficienza dell'azione amministrativa!

Infatti, in un quadro di risorse necessariamente limitato, l'ottimizzazione dell'utilizzo delle stesse passa non solo attraverso un loro razionale impiego, ma, soprattutto, attraverso tre principali cardini posti a presidio dell'imparzialità delle procedure e del buon andamento: una corretta pubblicità delle gare, la qualità delle progettazioni esecutive e la pubblicità dei prezzi e della situazione del mercato.

Come l'Unione Europea ci ha insegnato, non solo non vi è alcuna antinomia tra il Mercato ed il Diritto degli appalti pubblici, ma, anzi, queste regole servono proprio a garantire, a tutte le imprese operanti in un mercato "aperto", che la buona riuscita dei propri affari non dipenda da costi occulti derivanti da vischiosità e condizionamenti dell'illegalità!

Ma anche in questa direzione, l'Autorità si è mossa bene, oltre che con gli atti di regolazione, anche con la redazione di schemi di bandi tipo con clausole risolutive di problemi interpretativi: tutti atti, questi, sottoposti al vaglio preventivo degli operatori privati del settore.

La funzionalità della vigilanza viene così soddisfatta attraverso la soluzione di questioni specifiche relative ai singoli appalti che, nella maggior parte dei casi, prospettano un potenziale contenzioso tra amministrazioni pubbliche ed imprese.

Le linee di fondo del quadro normativo devono, comunque, rimanere le direttive comunitarie, alle quali ogni altro intervento deve adeguarsi. In tal senso, auspico che i rilievi avanzati, lo scorso febbraio, dalla Commissione europea al decreto legislativo n. 163 del 2006, di recepimento delle direttive comunitarie del 2004, siano rapidamente introdotti nello stesso Codice dei contratti pubblici, come, d'altra parte, il Governo ha già dichiarato di voler fare.

Ma, come è noto, i contratti del settore pubblico non rappresentano un tutto omogeneo, dal momento che, all'interno di essi, si annidano problematiche non standardizzabili, ed anche molto particolari, che, appunto, non autorizzano una "reductio ad unitatem" della fattispecie che, in questa sede, rileva.

All'Autorità, in quanto organismo centrale di garanzia, spetta, pertanto, il compito di proseguire sulla strada del controllo sull'effettiva applicazione della libera concorrenza nei singoli appalti, nella convinzione, mi auguro, che si possa valutare, al più presto, anche in Italia, l'opportunità di creare nuovi stimoli per invogliare le imprese private non solo a partecipare alle gare della spesa pubblica, ma a finanziare le opere, liberando il bilancio pubblico da molti costi onerosi!

E', questa, una prospettiva da collocare, eventualmente, in un sistema di regole duale rispetto al quale, comunque, rimane il problema più generale di una sua complessiva osservazione e vigilanza.