Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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INIZIO CONTENUTO

Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

19/11/2008

Complesso di Vicolo Valdina, Sala del Cenacolo - Mostra "NO! Contro il dramma degli incidenti sul lavoro"

Signore e signori, desidero innanzitutto rivolgere il mio saluto al Presidente dell'Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro, dottor Pietro Mercandelli, ai rappresentanti dell'agenzia Contrasto, al reporter Riccardo Venturi, al giornalista Matteo Bartocci e a tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questa mostra fotografica sulle vittime del lavoro, che viene oggi inaugurata e che la Camera dei deputati ha ritenuto doveroso ospitare. Desidero rivolgere un saluto affettuoso alle persone che sono state vittime di infortuni e ai familiari dei caduti sul lavoro oggi qui presenti.
Può apparire scontato, ma è sicuramente vero affermare che la sicurezza sul lavoro costituisce una vera e propria emergenza nazionale, che oggi le Istituzioni devono affrontare con impegno rinnovato e con convinta determinazione. Siamo ancora tutti sgomenti per la notizia dell'esplosione avvenuta a Sasso Marconi, che si aggiunge al tragico bollettino quotidiano degli infortuni che continuano, purtroppo, a verificarsi nel nostro Paese. Penso, in particolare, alla terribile vicenda della Thyssen Krupp, in questi giorni al vaglio della magistratura ordinaria, che desta, a quasi un anno di distanza, sentimenti di rispetto e di profonda commozione in tutti gli italiani.
Ma le cosiddette morti bianche in tante occasioni passano quasi inosservate, mentre gli infortuni sul lavoro ad esito non mortale hanno debole, o pressoché nulla, risonanza. Eppure, le invalidità che ne derivano, spesso, hanno conseguenze drammatiche sul fisico e nella vita quotidiana di coloro che ne sono vittime e delle loro famiglie. Questo aspetto è certamente ben documentato dalle foto che, oggi, sono qui esposte.
Al riguardo, desidero rivolgere un pensiero e un ringraziamento particolare alle persone in esse ritratte, che hanno contribuito a dare una testimonianza "diretta", a monito della collettività intera e a monito, soprattutto, delle Istituzioni: una testimonianza di quella che è la reale gravità degli effetti degli incidenti sul lavoro. È notorio che, spesso, una fotografia ha un'efficacia superiore a quella di mille discorsi, soprattuttto quando sa mostrare la realtà senza filtri e senza mediazioni.
È risaputo che la nostra Costituzione fa del lavoro il valore fondante della Repubblica, ma credo che si debba evitare che qualcuno possa credere che, in fondo, si tratta soltanto di una formulazione retorica, per quanto nobile.
Tutti i poteri pubblici (a partire, ovviamente, dal Parlamento) devono intervenire, con determinazione, per ridurre e controllare le fonti di rischio potenziale connesse alle attività lavorative. E voglio sottolineare come non sia sufficiente il costante aggiornamento delle norme legislative in materia, ma occorra, anche e prima ancora, una costante, puntuale e concreta verifica della applicazione delle norme vigenti; compito per il quale dobbiamo predisporre strumenti sempre più efficaci, operanti già in sede di controllo parlamentare. Non credo che ci possa e ci debba essere alcuna attenuante per chi, consapevole del rischio cui è sottoposto un lavoratore, pur dovendolo fare ai sensi di legge nulla fa perché quel rischio sia evitato o ridotto al minimo.
Un'opera preziosa nella prevenzione degli infortuni può, poi, essere svolta operando sulla formazione e sulla informazione. A questo riguardo, occorrono adeguate risposte non solo dalla scuola e dalle università, ma anche dagli organi di informazione, che possono dare un contributo determinante sensibilizzando i cittadini alla tematica della sicurezza. Infine, quando la prevenzione fallisce, la reazione dell'ordinamento, laddove risulti violata la legge, deve essere celere e adeguata: adeguata alla gravità sociale delle violazioni commesse.
Parallelamente, gli infortunati e le loro famiglie non devono mai, e in alcun caso, essere lasciati soli. Occorre che siano sempre garantiti, oltre al risarcimento civilistico del danno, sufficienti sostegni morali e materiali, perché un infortunio sul lavoro non può e non deve mai essere considerato un problema solo individuale o familiare. Esso riguarda sempre l'intera collettività, e chiama in qualche modo in causa le nostre coscienze. Perché morire o rimanere gravemente feriti nello stesso momento in cui si esercita quello che è il diritto-dovere di lavorare onestamente per garantire a se stessi e al proprio nucleo familiare una fonte di sostentamento; morire o veder cambiata, radicalmente in peggio, la propria vita non è un problema che riguarda soltanto la legislazione: è un problema che riguarda, in primo luogo, la coscienza di ogni essere umano.
Perché - a mio modo di vedere, almeno - è una questione che, prima ancora di essere giudicata politicamente inaccettabile, deve essere considerata tale in termini morali. E credo che il merito di questa iniziativa e di questa mostra sia, innanzitutto, quello di "accendere i riflettori" - nel senso buono della parola - su una quotidiana emergenza, che non può essere deprecata soltanto a parole, ma che deve vedere tutti, ognuno in base al grado di responsabilità che ha, concordi nella volontà di risolverlo. Grazie.