Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

18/03/2009

Montecitorio, Sala della Lupa - Presentazione della Relazione annuale dell'INPS

Autorità, Signore e Signori!


La riforma dei sistemi di protezione sociale è da tempo al centro del dibattito economico e politico in tutti i paesi occidentali e, in particolare, nell'Unione Europea.

Ovunque, si rafforza l'esigenza di conciliare i tradizionali obiettivi di solidarietà e di protezione sociale con quelli dell'equilibrio dei conti e della efficienza nell'utilizzo delle risorse pubbliche.

Le prestazioni e i servizi sociali erogati nell'arco degli scorsi decenni vanno adattati alle nuove condizioni demografiche ed economiche.

Devono essere affrontati, in particolare, i problemi sollevati dal crescente invecchiamento della popolazione e dalla permanenza di elevati tassi di disoccupazione.

Una revisione delle politiche sociali è del resto sollecitata dai cambiamenti che intervengono nella struttura dei nuclei familiari, perché bisogna fronteggiare nuovi bisogni, quali quelli degli anziani che necessitano di cure prolungate e quelli delle famiglie monoparentali.

E' in forza di questi dati di fatto che, nonostante il cammino delle riforme sia spesso difficile, l'esigenza di rimodulare i sistemi di protezione sociale, per garantirne la sostenibilità finanziaria nel lungo termine, trova consensi sempre più ampi.

Del resto, è noto a tutti che i fondamenti della politica sociale europea, pensioni, sistemi sanitari e scolastici, sussidi di disoccupazione, norme relative al mercato del lavoro, sostegno dei meno abbienti e dei disabili, sono stati in buona parte pensati e realizzati, insieme ai sistemi fiscali necessari a finanziarli, negli anni di intensa crescita economica.

Quanto fatto nel passato ha creato un sistema di protezione sociale che ha consentito all'Europa di combattere povertà e discriminazioni in modo molto più efficace di quanto non sia accaduto, ad esempio, negli Stati Uniti. E quanto sta accadendo in questi mesi lo dimostra senza dubbio alcuno.

In un momento, comunque, di profondo mutamento delle condizioni economiche sul piano nazionale, comunitario ed internazionale, con fenomeni sempre più avvertiti di globalizzazione dell'economia e di interdipendenza di questa tra gli Stati, i princìpi fondamentali che informano, in Italia, l'ordinamento giuridico previdenziale continuano a rappresentare un autentico baluardo a difesa dei diritti umani alla pari dignità sociale e all'eguaglianza.

E' in questo impegnativo scenario che il punto di riferimento, al di là di ogni legittima, e per molti aspetti doverosa, ipotesi di riforma del nostro sistema previdenziale, è e deve restare la nostra Costituzione repubblicana.

In essa, infatti, troviamo solennemente formulate le direttive precettive e programmatiche volte ad assicurare, indistintamente a tutti i cittadini, il pieno godimento dei diritti civili e sociali in una logica di concreta attuazione del principio di eguaglianza.

E' in questo senso, pertanto, che occorre ribadire, coerentemente con quanto afferma l'articolo 38 della Costituzione, che la pensione, in quanto strumento idoneo a garantire al pensionato "mezzi adeguati alle esigenze di vita", costituisce un valore irrinunciabile, che si traduce, soprattutto in tempi di profondo disagio economico, in un vero e proprio "ammortizzatore sociale" per tutti quei nuclei familiari, spesso monoreddito, al cui interno è sempre più presente la componente dei giovani che non riescono ad entrare nel mercato del lavoro.

Pensioni, dunque, che proprio perché fungono oggettivamente da "ammortizzatori sociali di lungo termine" non possono essere aggredite ed erose progressivamente, dal momento che esse sono parte integrante di un sistema di sicurezza sociale che deve realmente passare da una logica della "liberazione dal bisogno" ad una logica di autosufficienza e di pari opportunità che accompagni il cittadino in tutta la sua esperienza di vita.

La stessa Corte costituzionale, con la sua consolidata giurisprudenza, ci ricorda che i diritti sociali, come quelli che scaturiscono direttamente dalla Costituzione, hanno natura inviolabile e che, pertanto, il cosiddetto "principio di affidamento" (che attiene alla difesa dei diritti "quesiti") non solo è insito nel concetto e nel ruolo del sistema previdenziale, ma è scritto nella parola stessa "previdenza", che contiene un'evidente riferimento ad un'attività di predisposizione di mezzi da svolgere in tempo anteriore a quello nel quale verranno a rendersi necessari.

Garantire la "previdenza" significa allora far sì che non venga frustrato, ad opera del legislatore, quello che faticosamente si è costruito nel tempo. Altrimenti risulterebbe priva di contenuto la tutela nei confronti di chi ormai ha speso le sue migliori energie lavorative e, per natura o per legge, non è più in grado di ricostituire una sua posizione assicurativa.

E', dunque, nel riequilibrio tra vita attiva e vita in quiescenza che è necessario ricercare formule di copertura finanziaria per un più moderno sistema di Welfare State.

E' questa la via da percorrere se non si vogliono improvvisare soluzioni che, al più, potrebbero avere una valenza puramente finanziaria, ma non una valenza di ordine strutturale e autenticamente sociale.

In altre parole, destinare più risorse pubbliche per le politiche del lavoro sarà più agevole se le forze politiche e sociali condivideranno un nuovo patto generazionale, in cui si accetti di lavorare più a lungo in cambio di un Welfare più in sintonia con le odierne esigenze della società.

Sono considerazioni generali che credo sia opportuno svolgere nel momento in cui presentiamo il Rapporto annuale dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale.

I valori di solidarietà sociale che lo Stato deve garantire per uno sviluppo condiviso della Nazione trovano, infatti, nell'INPS il soggetto istituzionale primario che, applicando le leggi, ne permette la realizzazione.

La fiducia che le prestazioni previdenziali ed assistenziali - circa 18 milioni di pensioni - siano assicurate puntualmente, sempre e comunque a tutti i cittadini che ne hanno diritto, costituisce il vero patrimonio dell'Istituto ed un vanto per l'Italia stessa.

Mi auguro che in un momento in cui c'è necessità di massimizzare l'efficienza dei sistemi di protezione sociale, il Parlamento sappia intensificare gli sforzi per evitare il rischio di una nuova e negativa cittadinanza per censo nella materia dei diritti sociali che non ha ragion d'essere in una vera e compiuta democrazia liberale.

Oggi siamo qui riuniti anche per commemorare la figura di Marco Biagi, un uomo che, in piena fedeltà ai princìpi costituzionali, ha cercato di delineare nuove vie ed opportunità di realizzazione umana e professionale in un mondo del lavoro che vede velocemente cambiare la propria struttura e le proprie esigenze. E anche se sulle idee di Marco Biagi è ancora aperto, come è giusto ed opportuno che sia, un vasto dibattito, è doveroso ricordare che il suo convinto riformismo aveva in sé una vocazione autenticamente sociale.

A Marco Biagi, ucciso per le sue idee e per affermare una moderna visione della società e della democrazia, non può che andare il pensiero memore di tutti noi e il rinnovato impegno di onorare il Suo sacrificio.

Grazie.