Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

22/04/2009

Palazzo Marini, Sala della Mercede - Convegno su "Morti bianche e sicurezza sul lavoro: una proposta per responsabilizzare ed incentivare"

La battaglia contro le morti bianche è una battaglia di civiltà che tutti, Istituzioni, forze politiche e forze sociali, si devono impegnare a vincere con determinazione e senza abbassamenti della tensione morale e ideale.
Vorrei ringraziare l'on. Catia Polidori per l'invito a partecipare a questo convegno. La ringrazio e la saluto unitamente a Stefano Saglia, Cesare Damiano, Antonio Boccuzzi, Renata Polverini, Alberto Cicinelli, Franco Bettoni, Valentina Sanfelice di Bagnoli che tra breve discuteranno dei problemi della sicurezza sul lavoro. La tavola rotonda sarà moderata dal giornalista Oscar Giannino.
Gli incidenti sul lavoro costituiscono un'emergenza sociale indegna di un paese moderno e civile. Le dimensioni di questa emergenza che purtroppo continua vanno bene al di là di quanto riportato dai mass media: gli incidenti mortali sul lavoro sono quotidiani, come quotidiani sono i casi di lavoratori che riportano invalidità permanenti.
Un incidente sul lavoro è una vita frantumata in pochi istanti. E' il dramma dei lavoratori ed è il dramma delle loro famiglie, le quali, al dolore per la perdita della persona cara o per la sua infermità, devono in molti casi affrontare un calvario fatto di battaglie legali, burocrazia, difficoltà economiche.
E' dovere delle Istituzioni essere vicino a queste famiglie, perché il loro dramma deve essere vissuto come un dramma di tutta la società.
Vorrei qui rivolgere un pensiero commosso alle vittime della Thyssen Krupp, il ricordo della loro tragedia deve costituire un ammonimento costante per rendere più intensa e incisiva l'opera di prevenzione. E' un ricordo che continua a addolorarci e a indignarci.

La battaglia contro lo stillicidio delle morti bianche va condotta sempre, non solo quando casi tragici come quello di Torino, o come quello dei sei operai morti lo scorso anno nel depuratore di Mineo, suscitano nell'opinione pubblica una vasta ondata di commozione e di sgomento.
Occorre tenere sempre viva la coscienza dei cittadini, anche quando, come spesso purtroppo accade, le morti bianche sembrano non fare più nemmeno notizia. Occorre innanzitutto evitare l'assuefazione da parte dell'opinione pubblica.
Dietro gli incidenti troviamo spesso situazioni di incuria e di colpevole nonché intollerabile negligenza da parte di chi dovrebbe garantire, e spesso non lo fa, la sicurezza nei luoghi di lavoro attraverso l'adeguata manutenzione degli impianti e l'adozione di tutte quelle misure necessarie a eliminare il rischio di incidenti.
Il problema della sicurezza sul lavoro è certo un problema complesso, che richiede una serie articolata di misure di prevenzione.
Non spetta al Presidente della Camera indicare soluzioni e rimedi di carattere politico e legislativo.
Vorrei solo sottolineare che tutti, lavoratori, imprenditori, forze politiche e cittadini, devono condividere l'obiettivo dell'abbattimento del numero degli incidenti sul lavoro, senza cedimento alcuno alla rassegnazione e al fatalismo.
Sappiamo bene che dietro ogni incidente di lavoro non c'è quasi mai la semplice fatalità. C'è quasi sempre una colpa o un errore da parte di qualcuno, e nei casi più gravi una piena e delittuosa indifferenza alla tutela della sicurezza, della salute e della vita. E se le responsabilità vengono accertate dalla magistratura è moralmente giusto che le pene siano adeguate alla gravità della colpa. Nessuno comprenderebbe se così non fosse. E non ho dubbi che questa è e sarà l'intenzione autentica e non equivocabile del Governo e del Parlamento.
Il mio auspicio è quindi che innanzi tutto si rafforzino le tutele dei lavoratori, e che le autorità preposte al controllo moltiplichino i loro sforzi per verificare che le norme sulla sicurezza siano effettivamente e ovunque rispettate.
C'è poi da inserire più compiutamente il tema della sicurezza nel processo di formazione dei lavoratori, come pure c'è da promuovere una più ampia e diffusa informazione sulle norme da rispettare per scongiurare il rischio di incidenti.
Strettamente connessa con quella delle morti bianche è la piaga del lavoro clandestino e in nero: migliaia di lavoratori prestano ancora oggi la loro opera senza le necessarie garanzie contro i rischi di infortunio. E qui va espressa la più ferma condanna morale per coloro che sfruttano tante persone senza garantire loro le necessarie condizioni di sicurezza.

Non dobbiamo mai dimenticare che il valore del lavoro è posto a fondamento della Repubblica nella nostra Carta Costituzionale. Tale principio deve trovare oggi un ulteriore motivo di affermazione dalla necessità di fronteggiare le conseguenze sociali della recessione economica che si ripercuote sulla vita di tanti lavoratori e di tante famiglie. Se dalla crisi, come auspicato anche dal Capo dello Stato, dovrà uscire una società più giusta e più attenta ai bisogni delle persone, non c'è dubbio che in questa società dovrà essere più concretamente garantita la sicurezza del lavoro.
Vorrei concludere con una frase di Pietro Mercandelli, già presidente negli anni passati dell'Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro: "questa guerra la vogliamo vincere. Perché è l'unica guerra che incivilisce, che non distrugge, che non lesiona i tessuti della vita e dello stare insieme ma anzi li rinnova, li restaura, li rinvigorisce".
Parole che ci devono trovare tutti concordi. Nelle intenzioni e nei fatti.