Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

29/04/2009

Montecitorio, Sala della Regina - Messaggio inviato ai partecipanti al Convegno su "Il ruolo delle scuole militari nello sviluppo sociale e istituzionale dell'Italia"

Sono particolarmente lieto di ospitare alla Camera dei deputati il Convegno sul ruolo delle Scuole Militari nello sviluppo sociale ed istituzionale dell'Italia.

Sono convinto, infatti, che sia necessario promuovere nella pubblica opinione la conoscenza di quelle grandi istituzioni formative che operano nell'ambito militare e che attraverso moderni programmi e metodologie di insegnamento si prefiggono di formare le nuove gerarchie militari, ma anche i nuovi protagonisti della vita civile.

Quando si parla di formazione militare il pensiero corre subito alla Accademia dei cadetti di Modena, all'Accademia Navale di Livorno, alle altre Accademie militari dell'Aeronautica e della Guardia di finanza.

Pochi, invece, si rendono conto dell'importanza che rivestono le scuole militari quali centri di istruzione secondaria, funzionali non solo all'ammissione nelle diverse Accademie, ma anche alle specifiche richieste di professionalità che provengono direttamente dal mondo del lavoro.

Sotto un certo punto di vista, possiamo dire le scuole militari sono state in Europa, e particolarmente in Italia, la prima forma di istruzione pubblica secondaria. E', infatti, per rispondere ai crescenti fabbisogni di uomini qualificati per le forze armate che i grandi Stati nazionali europei, come la Francia e la Spagna, ed i Regni dell'Italia preunitaria, come il Piemonte, il Regno di Napoli ed i minori Stati, costituirono i vari "Collegi dei cadetti", i "Corpi dei Paggi reali", i "Collegi dei giovani nobili".

A questi giovani allievi, selezionati sulla base del censo, se ne aggiunsero successivamente altri provenienti da altri ceti ed inseriti soprattutto nelle cosiddette scuole tecniche, quelle d'artiglieria, del genio e delle minori specialità.

Dal 1600 al 1800, gli Stati riservarono una maggiore attenzione a questo tipo di scuole piuttosto che a quelle destinate a formare le varie professioni.

L'iscrizione a queste scuole fu a lungo considerata un privilegio fortemente perseguito dalle famiglie degli allievi. Basti pensare ai lunghi sforzi di Carlo Bonaparte per ottenere, per il figlio Napoleone, l'ammissione alla scuola militare di Brienne.

Questa antica tradizione, se vogliamo, vive ancora nelle scuole militari che oggi operano nel nostro Paese: voglio qui ricordare la Scuola Militare della "Nunziatella" di Napoli, la Scuola Navale Militare "Morosini" di Venezia, la Scuola Militare "Teulie" di Milano e la Scuola Militare dell'Aeronautica "Douhet" di Firenze.

Nella fedeltà alla tradizione culturale tramandata, oggi si può dire, con orgoglio, che queste Scuole, finalmente aperte anche al sesso femminile a partire dall'anno scolastico 2009/2010, sono scuole all'avanguardia ed in linea con i processi che caratterizzano la società moderna.

In esse i valori fondamentali ed i principi di lealtà, rettitudine e spirito di gruppo, sono profondamente radicati e promossi insieme al rispetto per il corpo docente che, per la sua qualificazione, gode giustamente del dovuto prestigio.

Nelle Scuole militari non si apprende solo l'ordine e l'obbedienza alle regole, ma si cerca di far maturare il convincimento che solo chi sa oggi obbedire, nella corretta cornice dei diritti e dei doveri, saprà un domani comandare sistemi complessi.

Si impara, innanzitutto, che la sinergia del gruppo, sinergia che non va confusa col semplice cameratismo, è capace di far ottenere quei risultati che le singole individualità non sarebbero altrimenti in grado di perseguire da sole.

Si sviluppa, in tale modo, un forte senso di responsabilità che, se unito ad uno spirito di sacrificio e ad una generosità verso gli altri, rappresenta la dote più preziosa per i giovani allievi.

In questo modo, lo studiare assieme, l'imparare assieme diventa non solo la vera fonte del sapere, ma anche un potente fattore della crescita morale ed intellettuale dei singoli.

Sono valori, questi, irrinunciabili che debbono essere difesi soprattutto in un momento storico in cui l'eclissi delle "fedi" tradizionali alimenta forme di relativismo spesso contrarie al bene comune.

A questo riguardo, un obiettivo che le scuole militari si propongono è far sì che l'aspirante che supera i concorsi di ammissione risponda già, in un certo qual modo, ad un preciso identikit: quello di una persona che, sebbene non ancora intellettualmente maturo, sia animata da profonde motivazioni, prima fra tutte quello di mettersi al servizio della Patria e, indirettamente, degli ideali su cui la Costituzione repubblicana si fonda e che il nostro Paese è tenuto a promuovere nella sua azione internazionale.

L'obiettivo delle scuole militari non è però solo quello di formare l'allievo in funzione dei bisogni collettivi, ma anche quello di formare il suo carattere e di dotarlo di una professionalità tale da porlo nella condizione sia di intraprendere con successo l'Accademia Militare, sia, in alternativa, di entrare nella società con un patrimonio di princìpi e di conoscenze tecniche che lo aiutino a costruire il proprio futuro.

Sotto questo profilo, pertanto, le scuole superiori di formazione militare non costituiscono più un "mondo a parte", sebbene esse rimangano caratterizzate dai propri preziosi valori e da una propria cultura radicata nella tradizione storica, ma rappresentano un chiaro esempio di come il mondo militare possa avvicinarsi ed integrarsi alla società attraverso la diffusione di una cultura moderna e proiettata sulla contemporaneità.

Come ha scritto Giuseppe De Rita, "la distanza tra Società ed Istituzioni della Difesa tende progressivamente a ridursi, proponendo uno scenario nuovo per la nostra cultura collettiva. Problemi e valori oggi emergenti nel corpo sociale appaiono sostanzialmente condivisi dai formatori di tutte le Scuole Militari".

Scuole Militari che rappresentano oggi il naturale "substrato" del nuovo "modello professionale" che le Forze armate italiane hanno adottato. Un modello basato totalmente sul reclutamento di volontari e sui necessari, conseguenti alti livelli di efficienza e di preparazione in tutte le qualifiche funzionali.

Di queste nuove caratteristiche, che le Forze Armate hanno assunto e che sono alla base dei successi operativi ottenuti in situazioni oggettivamente complicate, gli italiani sembrano essere consapevoli.

L'opinione pubblica mostra, infatti, di apprezzare sempre di più il lavoro dei nostri militari, soprattutto in quei difficili campi di impegno rappresentati dalle missioni internazionali di pace volte a garantire la sicurezza in quelle aree del mondo in cui alta è la tensione politica ed interetnica e particolarmente forte è la presenza di forze criminali e terroristiche.

Proprio sotto questo profilo, le missioni di pace hanno costituito una vera e propria nuova fonte di legittimazione sociale per le Forze Armate della Repubblica, accrescendo un consenso collettivo intorno a tale istituzione che si riflette nella concordia civile e nelle manifestazioni di simpatia, di affetto e di orgoglio che ovunque si verificano nei loro confronti.

L'impegno degli oltre 10.000 uomini che testimoniano la presenza nazionale in aree difficili costituisce un esempio per tutti coloro che aspirano alla carriera militare, per i tanti volontari civili e per l'intera comunità nazionale che guarda a loro con rinnovato senso di gratitudine e riconoscenza.

E' un impegno, quello di questi uomini, per garantire la sicurezza e la pace in terre lontane, ma, nello stesso tempo, per promuovere anche il prestigio della nostra Patria che, oggi più che mai, deve essere in grado di difendere, anche all'estero, insieme con gli altri Paesi dell'Unione Europea, il modello di vita e le libere istituzioni democratiche che abbiamo costruito in questi decenni e che intendiamo trasmettere, rafforzate, alle nuove generazioni.