Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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INIZIO CONTENUTO

Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

28/01/2010

Montecitorio, Sala della Lupa - "Giornate di studi marconiane 100 anni di Nobel. Guglielmo Marconi imprenditore - Come favorire gli investimenti, l'imprenditorialità, l'innovazione"

Autorità, Signore, Signori!
Sono particolarmente lieto di inaugurare questa giornata di studi che si svolge nel quadro delle iniziative promosse dalla Fondazione Bordoni per onorare la figura di Guglielmo Marconi nel centenario dell'assegnazione del Premio Nobel per la Fisica. Vorrei innanzi tutto esprimere il mio plauso più sincero e convinto al Presidente Enrico Manca, per aver realizzato questa importante serie di incontri volti a proporre la grande eredità marconiana nella chiave degli odierni problemi e delle odierne prospettive della ricerca scientifica e dell'innovazione tecnologica nella loro stretta connessione con lo sviluppo economico.

Prima di entrare nel tema del convegno, desidero rilevare un dato solo apparentemente scontato: la memoria e l'identità del nostro popolo non vengono soltanto dagli eventi e dai personaggi che, nel bene e nel male, ne hanno segnato la storia politica. Una parte fondamentale del comune patrimonio storico dei cittadini, una parte dove sono raccontate esperienze esemplari e dove sono ispirati alti modelli di vita, è costituita anche da coloro che hanno aperto nuove strade al sapere scientifico o elevato l'esistenza degli uomini grazie al loro ingegno, alla loro inventiva, alle loro scoperte.

E questo soprattutto nel Novecento, che se fu, da un lato, il secolo tragico dei totalitarismi e della loro sconfitta da parte delle democrazie, fu anche, dall'altro, il secolo straordinario e grandioso di traguardi mai raggiunti prima dall'umanità nel campo della scienza e della tecnologia.
Dico "apparentemente scontato" perché ritengo che occorra fare oggi uno sforzo in più per divulgare, soprattutto tra i giovani, il valore della ricerca scientifica come grande avventura dell'uomo. Divulgarlo anche attraverso l'idea che, nel grande secolo delle scoperte e delle innovazioni, sia presente un marcato segno italiano.
Anche per questo l'iniziativa della Fondazione Bordoni appare, indiscutibilmente, tanto importante e tanto meritoria.

Venendo a Guglielmo Marconi, insisterei innanzi tutto sugli anni della sua giovinezza. Un ragazzo geniale che a ventuno anni aveva già fatto una scoperta che avrebbe comportato immensi benefici per l'umanità ampliando a dismisura le sue possibilità di comunicazione.

Un ragazzo geniale, ma anche un ragazzo dinamico, immensamente motivato, straordinariamente appassionato, un ragazzo che non si lasciò vincere dalle iniziali difficoltà incontrate nel proprio Paese, e che negli ultimi anni del XIX secolo trovò la forza e il coraggio cercare altrove, per la precisione in Inghilterra, la possibilità concreta di realizzare la sua scoperta e applicarla su larga scala.

Se c'è un esempio da seguire, un modello virtuoso da indicare ai giovani direi che è proprio il suo, il modello di chi sa trovare la strada per affermare nel concreto la sua grande intuizione e il suo grande sogno. E' il modello della scienza applicata alla vita. E' il modello di chi sa vedere nella ricerca le grandi possibilità per migliorare la condizione dell'uomo.

Il Nobel fu certo per lui una enorme soddisfazione. Ma - come egli stesso dichiarò e come sa bene la figlia Elettra che saluto - la soddisfazione più bella e commovente fu quando lo ringraziarono i superstiti della tragedia del Titanic , le centinaia di persone che furono tratte in salvo dalle navi che giunsero in loro soccorso dopo aver ricevuto l'SOS lanciato dal transatlantico in agonia grazie al telegrafo senza fili da lui inventato.
Marconi quindi come modello di amore per la scienza e di fiducia nelle sue realizzazioni.

Certamente non basta oggi diffondere tra i nostri ragazzi la passione per la ricerca. Occorre anche dotarli dei mezzi necessari per realizzare le loro capacità. Occorre migliorare la qualità della formazione universitaria. Occorre valorizzare il talento dei nostri giovani ricercatori impedendo che essi siano costretti a cercare all'estero, proprio come fu costretto a fare il giovane Marconi, le loro opportunità, o a rassegnarsi a vivere un futuro di precariato e di sottoutilizzazione.

Da più parti e da molto tempo si denuncia la condizione della ricerca in Italia che, salvo luminose eccezioni e singoli casi, rimane difficile. Da più parti e da molto tempo si invocano interventi e politiche più incisive.

Non intendo riaprire la discussione, anche perché immagino che l'argomento sarà ampiamente trattato nel corso del convegno.

Dico solo che la politica e quindi le Istituzioni devono compiere in questo campo un salto di qualità, passando dalle enunciazioni alle realizzazioni e ponendo fin da oggi nella sua agenda, come obiettivo prioritario, la necessità di far crescere una nuova generazione di ricercatori, di scienziati, di lavoratori e imprenditori nelle tecnologie di avanguardia e nell'economia della conoscenza.

Abbiamo l'obbligo di preparare un avvenire degno di questo nome alle giovani intelligenze italiane.

Abbiamo l'obbligo di smentire le Cassandre del declinismo inevitabile e tutti coloro che cupamente preconizzano la marginalizzazione del nostro Paese nell'economia del domani e nel sistema, altamente competitivo, della globalizzazione.

Sviluppare l'economia della conoscenza e del sapere significa anche, proprio nel segno dell'eredità marconiana, dotare l'Italia di reti di comunicazione competitive e all'avanguardia. Occorre realizzare infrastrutture di nuovissima generazione che utilizzino gli enormi progressi compiuti negli ultimi anni nella tecnologia della trasmissione di dati.

E' necessario modernizzare il sistema rendendolo sempre più interconesso e veloce.
E' un passo necessario anche restituire efficienza all Pubblica Amministrazione, al fine di permetterle di migliorare i servizi necessari alla qualità della vita dei cittadini e allo sviluppo degli operatori economici e delle imprese.

Una Pubblica Amministrazione più moderna e più rapida è un fattore di crescita sociale ed economica, come ben sanno quelle imprese costrette a frenare il loro slancio innovativo dalle lentezze e dai ritardi dell'apparato burocratico, che pure in molti settori conosce elevate punte di efficienza.

Per favorire la ricerca e l'innovazione, il sistema-Italia deve insomma cessare di essere un sistema macchia di leopardo, dove l'eccellenza convive con l'inefficienza, dove il 2000 convive con il ?900 - e, per certi versi, anche con l'800 -, dove tanti ragazzi di talento e di ingegno sono costretti a prendere la via dell'emigrazione intellettuale, dove, soprattutto, tanti imprenditori devono vedersela con una giungla normativa che non ha più ragion d'essere.

Le chiavi del futuro si chiamano dunque razionalizzazione del sistema, semplificazione normativa, investimenti nelle reti della conoscenza, risorse per la ricerca, miglioramento dell'istruzione scolastica e della formazione universitaria.

Conforta e nello stesso tempo amareggia apprendere che le imprese italiane sono riuscite a fare innovazione anche in tempi di crisi e di crescita zero.

Conforta perché ci troviamo di fronte al sintomo della grande vitalità del Paese, dell'ampiezza e profondità delle sue risorse, del dinamismo e dell'intraprendenza della sua società e della sua economia.

Amareggia perché constatiamo che potremmo essere tra i Paesi all'avanguardia dello sviluppo mondiale e che l'Italia dispone di un enorme potenziale di crescita che non sempre è sfruttato come si potrebbe e dovrebbe.

Celebrare il Nobel a Marconi non deve quindi significare soltanto ricordare un evento che dopo un secolo continua a riempirci d'orgoglio. Significa anche applicare nel presente la lezione del grande scienziato. Significa riprenderne in qualche modo il discorso. Significa tornare a percorrerne la strada. Significa puntare sui giovani e impiegare risorse per costruire il loro avvenire.

Tra i "Guglielmo Marconi" di questi ultimi decenni indicherei Bill Gates, creatore di Microsoft, oppure Chad Hurley e Steve Chen, creatori di "You Tube" , oppure ancora Larry Page e Sergey Brin, fondatori di Google.

Faccio questi nomi senza nulla togliere ai valenti scienziati che in tutti questi anni hanno realizzato fondamentali scoperte nel campo della fisica, della biologia o della medicina; oppure senza dimenticare i nomi di Rita Levi Montalcini , di Sergio Rubbia, di Antonio Zichichi e di tutti quegli scienziati italiani che hanno dato grande lustro al nostro Paese con le loro ricerche e con le loro scoperte. Ad essi deve andare sempre la gratitudine del nostro Paese.

Ho accostato i nomi di Gates e degli altri a Marconi per una similitudine che ritengo significativa. Hanno scoperto da giovanissimi forme di comunicazione che hanno notevolmente accresciuto le possibilità di conoscenza, di informazione e di relazione tra gli uomini. Hanno cambiato il mondo in cui vivevano ed il mondo di là a venire.

Sono convinto che in Italia ci sono tantissimi ragazzi che sarebbero capaci di compiere imprese simili. Aiutiamoli a crescere. Forniamo ad essi gli strumenti per migliorare la vita di tutti.

A tutti i partecipanti al convegno il mio più sincero augurio di buon lavoro.