Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

25/03/2011

Palazzo San Macuto, Sala del Refettorio - Convegno su "Guglielmo Negri: la passione politica, il lungo impegno"

Ricordare Guglielmo Negri, a dieci anni dalla scomparsa, significa ricordare una personalità esemplare per la fusione di passione politica, fervore intellettuale di una straordinaria esperienza al servizio delle Istituzioni repubblicane.

Ringrazio per l'iniziativa la Fondazione Ugo La Malfa, nella persona del suo Presidente, il professor Paolo Savona, ed il Circolo Montecitorio, con il suo Presidente Claudio Boccia, che ha collaborato all'organizzazione dell'evento.

Saluto i relatori del convegno, ciascuno dei quali testimonia una pagina dell'intensa biografia di Negri: Lamberto Dini, che lo ebbe, nel governo da lui presieduto, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con la delega ai rapporti con il Parlamento; Giorgio La Malfa, a cui fu vicino come Presidente del Partito Repubblicano dal 1995; Antonio Maccanico, con cui collaborò alla Camera dei deputati e al Segretariato generale della Presidenza della Repubblica; Luigi Tivelli, che ha seguito le sue orme negli studi parlamentari e di politica costituzionale.

La loro presenza testimonia della poliedricità degli interessi e delle attività in cui Guglielmo Negri profuse il suo impegno pubblico, che poggia tuttavia su un nucleo essenziale e unitario di valori.

Formatosi nei duri anni della transizione dal fascismo alla democrazia, egli ebbe un vero e proprio culto della Repubblica, della Costituzione e del Parlamento. Tutta la sua vita testimonia non solo il senso dello Stato - e cioè la più nobile caratteristica di un alto funzionario pubblico - ma anche la passione per le Istituzioni, ovvero una sorta di immedesimazione personale nel loro destino, nella consapevolezza che da esse dipende non un mero equilibrio tra poteri, ma la tenuta della società ed il benessere del Paese.

Questa visione gli derivava dalla tradizione del repubblicanesimo storico, laddove il filone di Mazzini si congiungeva con quello di Cattaneo nella figura di Giovanni Conti, con il quale egli ebbe modo di collaborare giovanissimo durante la sua vicepresidenza dell'Assemblea Costituente.

Alla lezione della democrazia laica risorgimentale, anche attraverso le più recenti esperienze del Partito d'Azione e del Movimento di Comunità di Adriano Olivetti, Negri seppe unire un'altra grande lezione, quella della democrazia nordamericana. Fu infatti decisivo per lui, ed ampiamente precorritore per la sua generazione, il rapporto politico-culturale con gli Stati Uniti d'America, ed in particolare con l'università di Harvard dove aveva trascorso gran parte del suo esilio Gaetano Salvemini.

Intrecciando ricerca scientifica ed impegno istituzionale, Negri seppe mettere a frutto eccezionalmente i suoi studi e le sue esperienze, innanzitutto nell'Amministrazione della Camera dei deputati, in cui entrò nel 1956 ed operò per circa un trentennio. Va sottolineato, al riguardo, il suo decisivo contributo per la modernizzazione della burocrazia parlamentare, ed in particolare per lo sviluppo dei servizi di documentazione, sulla scorta del modello rappresentato dal Congresso degli Stati Uniti d'America. La pratica attuazione della aurea massima del parlamentarismo, "conoscere per deliberare", ebbe impulso in Italia anche per la costruttiva azione amministrativa del professor Negri.

La sua alta concezione della figura del funzionario parlamentare, la sua generosa visione pedagogica della cultura storico-giuridica, la sua indipendenza politico-culturale, la sua consapevolezza della delicatezza degli istituti della democrazia rappresentativa, la sua profonda adesione ai problemi della società in un'ottica mai autoreferenziale e mai corporativa, fanno di Guglielmo Negri un modello di riferimento per l'Amministrazione della Camera dei deputati e per tutta la Pubblica Amministrazione. Vale a dire per quel servizio allo Stato che dal Risorgimento costituisce una delle più nobili forme di espressione della cultura italiana.

Interessanti e ancora attuali spunti di riflessione offrono le sue analisi in campo politologico, in particolare riguardo alla necessità che il sistema dei partiti svolga in modo sempre più compiuto la sua funzione di cerniera tra cittadini e Istituzioni per la realizzazione della democrazia in senso sostanziale e non solo formale.

Si tratta di un'aspirazione che attende ancora di essere concretizzata al cento per cento, come risulta dai sintomi di malessere diffusi nella società e nella stessa politica, fenomeni che rivelano sia la domanda di incisivi interventi riformatori sia la necessità di un recupero di qualità nella dialettica tra i partiti e dentro i partiti, nella prospettiva di un rilancio delle idealità e delle progettualità capaci di superare le contrapposizioni manichee e le suggestioni carismatiche.

Tornando alla figura e all'opera di Negri, è opportuno rilevare che, all'attività svolta presso la Camera dei deputati, e poi presso la Presidenza della Repubblica, il Consiglio di Stato, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, egli ha sempre associato l'insegnamento universitario, la ricerca, la pubblicistica, l'organizzazione della cultura, sino all'esperienza della direzione della Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione. Allievo della migliore scienza politica italiana, era infatti ben conscio del problema storico della formazione delle classi dirigenti e vi si dedicava con costanza e con impegno.

Le sue memorie, iniziate con la pubblicazione di Testimone di mezzo secolo costituiscono un efficace e peculiare contributo alla ricostruzione della storia italiana di quegli anni. La nostra letteratura, a differenza ad esempio di quella francese, è alquanto povera nel genere memorialistico, soprattutto per quanto riguarda gli uomini politici e i grand-commis d'état. Anche in questo caso, Guglielmo Negri fa eccezione, forse anche perché fu scrittore, oltre che di saggi, di narrativa e di teatro. Ma senz'altro decisiva è la vena della sua ironia, che non è priva della suggestione della poesia romana di Belli e di Trilussa.

Eppure, in alcune delle pagine scritte nei suoi ultimi anni di vita, poco prima della prematura scomparsa, trapela una certa profetica inquietudine per il futuro dell'Italia a causa dell'incompiutezza del processo riformatore.

Eppure l'inquietudine non riuscì a spegnere in lui la speranza, la fiducia, l'amor di patria. Ecco perché ricordare Guglielmo Negri nell'attuale clima del Centocinquantenario dell'Unità nazionale significa ritrovare un vecchio amico e maestro, ma anche rifarsi ad un esempio di lucidità e di lungimiranza che ci può aiutare a comprendere - come ebbe a definirla Benedetto Croce - la"complessa e complicata storia d'Italia" .