Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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INIZIO CONTENUTO

Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

29/03/2011

Montecitorio, Sala della Regina - Presentazione dell'iniziativa "Unità d'Italia ed eguaglianza - Le Istituzioni dell'Unità in viaggio, a confronto con la classe dirigente del 2020"

Autorità, Signore, Signori!

La Camera dei deputati è lieta di ospitare la presentazione di un importante ciclo di incontri sul legame tra principio di eguaglianza e unità nazionale.

E' un argomento che riveste particolare interesse nel 150° anniversario dello Stato unitario, perché rimanda all'idea stessa di Nazione democratica che fu promossa dal Risorgimento e successivamente affermata, nella pienezza dei suoi significati, con la nascita della Repubblica.

Saluto gli illustri relatori, Fausto Bertinotti e Luciano Violante, Roberto Garofoli, che presenterà l'iniziativa, i professori Maurizio Fioravanti, Massimo Luciani, Luisa Torchia, che analizzeranno vari profili del legame tra eguaglianza e unità, Giuliano Amato, Presidente del Comitato dei Garanti per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia, che svolgerà le conclusioni del convegno.

Desidero innanzi tutto esprimere il mio apprezzamento agli organizzatori di questo ciclo di incontri per aver scelto come interlocutori privilegiati i giovani dei licei e delle università. I princìpi di unità ed eguaglianza fanno parte integrante di quel patrimonio morale che le Istituzioni hanno il dovere di trasmettere alle nuove generazioni per favorirne la crescita civile.

La meta simbolica del 2020, richiamata nel titolo dell'iniziativa per indicare gli anni in cui i ragazzi di oggi saranno nella pienezza della loro vita adulta, rappresenta un significativo invito al senso di responsabilità per le classi dirigenti. La costruzione dell'Italia prossima ventura ha bisogno di un più forte impegno riformatore e di una più alta dedizione al bene comune, nel segno di quel nucleo intangibile di valori liberali, nazionali e repubblicani che si sono affermati nella storia d'Italia.

Per sottolineare la portata del tema che oggi affrontiamo, ritengo opportuno accennare preliminarmente alla sua centralità nel cammino dell'Italia unita.

Il principio di uguaglianza appartiene al nostro Dna di Nazione e compare nella nostra carta d'identità istituzionale fin dal 1848. All'articolo 24 dello Statuto Albertino troviamo infatti affermato: "Tutti i regnicoli, qualunque sia il loro titolo o grado, sono eguali dinanzi alla legge" .

Vale la pena rileggere quanto scritto da Cavour in quello stesso anno: "L'indipendenza del potere giudiziario -affermò lo statista piemontese- è assicurata; la libertà di stampa, la libertà individuale sono solennemente garantite. Il sacrosanto principio dell'eguaglianza civile è altamente consacrato. Ogni privilegio di casta, di ceto è abolito. Tutti i gran princìpi in una parola proclamati dalla nazione francese del 1789, e che costituiscono le vere basi del vivere libero, sono francamente, risolutamente proclamati" .

Si può ovviamente osservare che la proclamazione dell'eguaglianza, a partire dal suffragio universale, ha in realtà convissuto a lungo con il mantenimento di privilegi oggi inimmaginabili e con le corrispettive esclusioni sociali e politiche. Ciò nondimeno il valore dell'eguaglianza ha cominciato il suo cammino d'affermazione proprio grazie all'unificazione nazionale, traendo legittimazione dalla natura liberale delle istituzioni.

Una delle forze propulsive del processo democratico tra '800 e '900 è chiaramente rintracciabile nell'appartenenza della cultura del Risorgimento al costituzionalismo europeo. E si può ben dire che il patriottismo italiano fu, fin dalle origini, -come ha scritto recentemente il giurista Andrea Manzella - un patriottismo costituzionale .

In tal senso, il binomio Unità nazionale e Costituzione emerge come uno dei grandi elementi di continuità tra l'Italia risorgimentale sorta nel 1861 e l'Italia repubblicana nata nel 1946.

I 150 anni di storia unitaria - e in modo ancora più vigoroso i 63 anni della Carta del 1948 - hanno consolidato nella coscienza degli italiani il senso profondo dell'equità sociale e civile.

Il primo comma dell'articolo 3 della nostra Costituzione, che sancisce la pari dignità sociale dei cittadini e la loro eguaglianza di fronte alla legge, è vissuto dagli italiani, non solo come un vincolo inderogabile per il legislatore ordinario, ma come una regola base della convivenza civile.

Quando emergono situazioni di ingiusto privilegio o, viceversa, di evidente discriminazione, ne risulta turbato il patto fondamentale che sostiene la comunità politica. La percezione dell'ingiustizia e dell'arbitrio intacca il tessuto democratico della Nazione e mina la coesione sociale.

Deve essere sempre alta, presso chi ricopre pubbliche responsabilità, la consapevolezza dei guasti che possono prodursi nella coscienza civile per effetto di ogni violazione del principio di eguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge, principio comune in ogni caso a tutte le democrazie liberali dell'Occidente.

Grande rilievo nella vita della Repubblica riveste l'eguaglianza sostanziale sancita nel secondo comma dell'articolo 3, che stabilisce per le Istituzioni il compito di rimuovere gli ostacoli economici e sociali all'eguale fruizione dei diritti.

Tale disposizione è annoverata tra i fondamenti costituzionali dei diritti sociali, la cui estensione agli strati più poveri e svantaggiati della popolazione rappresenta una delle grandi realizzazioni della democrazia nel nostro Paese.

L'eguaglianza sostanziale non può però mai essere considerata un traguardo definitivamente raggiunto, richiedendo sempre di essere ridefinita nel mutare delle condizioni storiche .

Nuove sperequazioni hanno recentemente fatto irruzione sulla scena sociale dell'ultimo decennio, soprattutto in riferimento alla mancata estensione a tutti lavoratori delle garanzie del welfare e alla grave penalizzazione dei giovani nel lavoro e nella previdenza.

Promuovere oggi l'eguaglianza significa innanzi tutto costruire un sistema più giusto e moderno che non discrimini i "precari" rispetto ai "garantiti" e che miri a tutelare il lavoratore nelle varie fasi della sua vita professionale, permettendogli di affrontare i cambiamenti e la mobilità senza arretramenti nelle sue condizioni di vita.

Per i giovani, in particolare, giustizia sociale deve significare eguaglianza delle condizioni di partenza e diritto alle opportunità sociali. Deve significare anche e soprattutto promozione del merito e del talento.

Nel contesto socio-culturale odierno, soprattutto per effetto della globalità e della caduta dei manicheismi ideologici del passato, eguaglianza sociale e libertà individuale tendono sempre più a incontrarsi e a congiungersi, superando una storica tensione che in altre epoche portò talvolta a confondere l'eguaglianza stessa con l'egualitarismo, l'elevazione sociale con il livellamento, le tutele con l'assistenzialismo.

Il binomio Unità nazionale e Costituzione acquista un ulteriore e pregnante significato nell'articolo 5 della Carta che sancisce l'unità e indivisibilità della Repubblica. Anche questo principio costituzionale corrisponde al sentire comune degli italiani, come testimoniato in questi giorni dalla vasta e crescente partecipazione popolare alle celebrazioni per il Centocinquantenario. Unità e indivisibilità rappresentano due tra i maggiori concetti che qualificano la Repubblica.

La proclamazione dell'indivisibilità comporta l'assoluto divieto di secessione di parte del territorio, ipotesi del tutto incompatibile con la Costituzione e fermamente respinta dalla comunità democratica degli italiani.

Il principio di unità assicura a sua volta uno sviluppo armonico e integrato tra i vari livelli territoriali di governo, "riassumendo al suo interno -come ha scritto il costituzionalista Giancarlo Rolla - la tensione tra unità e differenziazione, coessenziale a ogni Stato che riconosce in maniera forte le autonomie locali".

L'introduzione del federalismo fiscale deve pertanto trovare il suo necessario completamento in quello istituzionale, nel quadro della tutela dell'unità giuridica, dell'unità economica e dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali prevista dall'articolo 120 della Costituzione.

Un'alta esortazione per una riforma condivisa delle Istituzioni è venuta dal Presidente Napolitano, anche in occasione della solenne celebrazione del 17 marzo scorso, il Capo dello Stato ha affermato che un'"evoluzione in senso federalistico" dello Stato "potrà garantire maggiore autonomia e responsabilità alla Istituzioni locali rafforzando le basi dell'unità nazionale".

Dunque unità, equità e pluralità: è attorno a questi pilastri che dovrà essere costruita la Nazione democratica del domani.

Così scrisse Alexis de Tocqueville: "Dipende dalle leggi risvegliare e dirigere l'istinto di Patria, che non abbandona mai il cuore dell'uomo, e farne un sentimento ragionevole e duraturo. Le Nazioni non invecchiano allo stesso modo degli uomini. Ogni generazione che si forma nel loro seno è come un popolo nuovo".

E' con questo invito alla fiducia che desidero concludere. Perché la Patria è sempre giovane. E deve essere sempre per i giovani.