Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

21/06/2011

Montecitorio, Sala della Lupa – Presentazione della Relazione annuale dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato

Autorità, Signore, Signori!

Il tradizionale appuntamento con la relazione dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato cade nella ricorrenza del 150° anniversario dell'unità nazionale.

Nel corso della sua intensa storia unitaria, l'Italia ha saputo garantire una progressiva crescita economica e sociale che non è dipesa soltanto da fattori economici più o meno favorevoli sul piano congiunturale, ma anche dal corretto ed efficace funzionamento delle istituzioni, dalla fiducia dei cittadini verso di esse, dalla condivisione di valori e di speranze.

Oggi, a distanza di molti anni dai periodi più difficili del nostro percorso post-unitario, l'Italia è chiamata a compiere un ulteriore ed importante sforzo sotto il profilo della salvaguardia delle conquiste ottenute in particolar modo nel campo dei diritti sociali (a partire dal diritto al lavoro) e dello sviluppo del nostro sistema produttivo.

Anche il nostro Paese, infatti, a seguito della crisi finanziaria ed economica del 2008 che ha colpito gran parte delle nazioni più industrializzate, ha registrato un arretramento dei livelli di competitività, lo dimostrano, in particolare, i dati generali relativi al decremento del prodotto interno lordo e all'aumento dei tassi di disoccupazione.

Quello che più desta preoccupazione, però, è che le statistiche internazionali evidenziano che l'Italia, rispetto alle altre economie più avanzate, presenta una maggiore disparità in ordine alle condizioni reddituali in cui versano i suoi cittadini: il gap tra "ricchi" e "poveri" negli ultimi venti anni si è notevolmente ampliato; il 45% della ricchezza delle famiglie risulta, infatti, possedute dal 10% degli italiani e alla crescente flessibilità nel mercato del lavoro si unisce un livello retributivo tra i più bassi d'Europa, senza peraltro che si siano determinate, per il nostro sistema economico, più favorevoli condizioni di sviluppo.

E' evidente dunque che occorre reagire! Ad una sostanziale rassegnazione deve subentrare, da parte delle istituzioni competenti, una risposta chiara ed univoca, il che non significa tornare ad un sistema assistenzialistico falsamente rassicurante, ma significa, semmai, restituire al mercato il suo valore centrale nelle dinamiche sociali.

Meritocrazia e solidarietà non sono antitetiche: trovano, al contrario, una loro ideale fusione in quel "progetto-Paese" disegnato dai nostri Padri Costituenti che ancora mostra la propria completa attualità.

E da quel binomio occorre ripartire con determinazione, restituendo all'Italia la speranza di una società che può pienamente svilupparsi grazie alla libera iniziativa privata che si coniughi, però, alla rigorosa difesa degli interessi collettivi ed alla parità, non negoziabile, dei diritti e dei doveri.

Da questo punto di vista, l'economia di libero mercato, che ha garantito nell'era post-bellica la crescita e il successivo benessere, deve ritrovare nuova linfa, ma, per farlo, deve essere in grado di promuovere non solo opportunità di crescita, ma anche di inclusione sociale.

Questo non è un problema solo italiano. L'accresciuta competitività tra le cosiddette "economie emergenti" suscita, diffusi timori, nei sistemi economici più maturi, circa la propria capacità di tenuta su scala planetaria, ma proprio per questo bisogna allontanare le nostalgie di un protezionismo economico che, nell'era della globalizzazione, è destinato ad essere sconfitto e occorre invece riaffermare con decisione la supremazia dell'economia reale sulle logiche finanziarie e meramente speculative.

La vera essenza del capitalismo risiede, infatti, nella capacità di saper innovare costantemente, coinvolgendo tutti i principali attori del mercato e a chi si sente minacciato dai nuovi trends dell'economia occorre dare risposte, che chiariscano, innanzitutto, che, in alcuni settori fondamentali, i valori, i diritti e gli interessi in gioco non potranno mai essere minacciati dal mercato, dal momento che "la dignità della persona", "la salute" (in primo luogo quella sui luoghi di lavoro), "l'ambiente", "la previdenza sociale" sono patrimonio irreversibile della civiltà dell'Occidente, lasciti importanti del secolo scorso.

Per questi motivi, la loro gelosa tutela può, in qualche misura, giustificare vincoli e regole contro la competizione selvaggia da parte di sistemi ed economie cui e' fin qui concesso rendere globali i problemi ed i costi, anche ecologici, dei loro cicli produttivi.

Tutto ciò, ovviamente, non può giustificare le difficoltà ed i ritardi che condizionano l'efficacia del "sistema-Italia": per avviare una nuova impresa nel nostro territorio non basta avere buone idee e capacità tecniche e finanziarie per realizzarle. I vincoli burocratici sono ancora soffocanti e paralizzanti, nonostante i ripetuti interventi normativi finalizzati a "liberare" le aziende.

Gli stessi vincoli, e il sovrapporsi di autorità e competenze, finiscono per tenere lontani gli investimenti esteri dal nostro Paese e la conseguente mancanza della certezza del diritto, insieme alla lunghezza abnorme, e dunque irragionevole, dei processi civili, costituiscono dei veri e propri disincentivi nei confronti di chi ha intenzione di investire in Italia.

E', quindi, compito delle istituzioni adoperasi con maggiore impegno per creare un "sistema" favorevole alle sfide imprenditoriali, partendo anche dalla realizzazione di un sistema virtuoso a rete che coinvolga aziende, università, istituti di ricerca ed enti pubblici.

Il rilancio della competitività generale del Paese, da tutti evocato, non può quindi che passare dall'attuazione di un processo di riforme e di interventi strutturali senza i quali non si potrà mai riaccendere il motore della crescita.

Da questo punto di vista, dobbiamo dare atto all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato di segnalare puntualmente al Parlamento le norme che frenano la competitività: è un'azione doverosa e meritoria che esige risposte immediate; con altrettanta sincerità va però detto che non sempre il Parlamento e l'Esecutivo sono in grado di fornire queste risposte. Diversamente diventerà concreto il rischio di consegnare ai giovani un'economia "chiusa", dove ciascun gruppo di interesse protegge la propria quota di ricchezza e di privilegi; un'economia destinata ad impoverirsi, amplificando ulteriormente la già drammatica distanza tra chi ha molto e chi ha niente, facendo scivolare il ceto medio nell'area della povertà e della demotivazione.

E', perciò, fondamentale diffondere in tutta la società, nelle aziende, ma soprattutto nelle nostre stesse istituzioni, l'attenzione al "virus" positivo della concorrenza: ne risulteranno rafforzati anche gli anticorpi contro le infiltrazioni della criminalità organizzata nell'economia ed anche la battaglia contro i fenomeni di corruzione diffusa ne trarrà giovamento.

Affidare al mercato i servizi fino ad oggi controllati, in modo più o meno capillare, dalla "mano pubblica" costituisce un'occasione unica per spezzare quei rapporti illegali ed omertosi tra imprese, settori della politica ed amministrazioni che, purtroppo, la cronaca di ogni giorno impietosamente denuncia.

Riuscire nella sfida significa ridare futuro e vitalità alle migliaia di imprenditori onesti che, rischiando quotidianamente i loro patrimoni, non si rassegnano e non vogliono rinunciare al lavoro e ai suoi giusti frutti.

La cultura della sana competizione, nel rispetto delle regole, deve entrare a pieno titolo nel bagaglio di conoscenze e di valori del Paese ed, in questo senso, negli ultimi anni, lo sforzo dell'Antitrust a difesa del principio di legalità è stato notevole ed indispensabile.

Si tratta ora di proseguire lungo questa strada, sempre più convinti che solo il funzionamento di un consolidato sistema di garanzie e' in grado di contribuire al rilancio dello sviluppo economico di tutto il territorio nazionale nell'interesse soprattutto in primis delle future generazioni.

Ed è con questo auspicio che cedo ora la parola al Presidente Catricala' per il tradizionale appuntamento con la Relazione annuale dell'Antitrust.