Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

23/05/2012

Montecitorio, Sala della Lupa - Convegno dal titolo “Famiglia, fattore per la crescita” in occasione dell’Incontro Mondiale della Famiglia

Autorità, Colleghi, signore, signori!

Sono davvero lieto di aprire i lavori di questo importante convegno sulla famiglia, promosso dalla Camera d'intesa con l'Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà, e che si svolge nella prospettiva del VII Incontro Mondiale della Famiglia, in programma a Milano dal 30 maggio al 3 giugno prossimi.
Un cordiale benvenuto a Sua Eminenza Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Sua Santità Benedetto XVI, che con la sua presenza testimonia la vicinanza, l'amicizia e il reciproco rispetto che caratterizzano stabilmente i rapporti tra la Santa Sede e le Istituzioni italiane.
Un saluto e un ringraziamento al Vicepresidente del Senato Vannino Chiti, ai colleghi Vicepresidenti della Camera Rocco Buttiglione e Maurizio Lupi, al Professor Luigi Campiglio, docente di Politica Economica all'Università Cattolica di Milano, al Sottosegretario Cecilia Guerra in rappresentanza del Governo.

Prima di soffermarmi sul tema del convegno, desidero preliminarmente rilevare che il prossimo Incontro Mondiale della Famiglia, oltre a rappresentare un appuntamento di grande rilievo per il mondo cattolico e per la Chiesa, assume notevoli significati morali e civili per tutta la società italiana.

Queste giornate, come ha scritto Papa Benedetto XVI annunciando l'evento, rappresentano "un'occasione privilegiata per ripensare il lavoro e la festa nella prospettiva di una famiglia unita e aperta alla vita, ben inserita nella società e nella Chiesa, attenta alla qualità delle relazioni oltre che all'economia dello stesso nucleo familiare".
Sono parole che devono trovare attenzione presso tutte le Istituzioni, perché la famiglia rappresenta, soprattutto nell'attuale crisi - non solo economica, ma ideale e morale - della società italiana ed europea, una struttura portante del vivere sociale e un fattore primario di solidità del tessuto civile,.

Questa consapevolezza rende onore ai Padri costituenti, che riconoscono, negli articoli 29, 30 e 31, le fondamentali funzioni della famiglia per la promozione e lo sviluppo della persona umana.
Ed è importante anche richiamare l'articolo 2, in cui si stabilisce che la "Repubblica garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità".

La visione della libertà della persona su cui pone l'accento la Costituzione non è dunque la libertà nella solitudine, ma la libertà nella relazione; certamente relazione sociale, economica e politica, ma anche relazione affettiva, come quella che trova appunto il suo luogo primario di realizzazione nella vita familiare.

La famiglia come fonte di solidarietà e come fattore di coesione e stabilità è purtroppo oggi duramente messa alla prova dai perduranti effetti recessivi della crisi finanziaria di questi anni.
Tanti bilanci familiari sono in rosso, mentre i risparmi delle famiglie tendono a erodersi progressivamente, intaccando quella capacità di accantonare risorse per il futuro che rappresenta da sempre uno dei tradizionali punti di forza della nostra società.

Ne consegue che il cosiddetto "welfare delle famiglie" sopperisce, con sempre maggiore fatica e difficoltà, alle insufficienze del sistema pubblico di protezione sociale.
A ridursi, in tante famiglie, non sono soltanto le riserve economiche ma le riserve di fiducia nel domani. Ed è proprio questa progressiva riduzione di aspettative favorevoli uno degli aspetti più preoccupanti del disagio che l'Italia vive da diversi anni.

In questa difficile situazione economico-sociale, il recupero della fiducia passa necessariamente per la riattivazione dei meccanismi della crescita, per la razionalizzazione della spesa pubblica, per le riforme strutturali e per l'ammodernamento infrastrutturale di cui l'Italia ha urgente bisogno.

Condizione strategica per la crescita è anche il superamento, a livello europeo, di quei nodi politici e di quelle asimmetrie istituzionali che non permettono all'Italia e ai Paesi dell'UE di effettuare, pur nel doveroso e rigoroso rispetto degli obblighi di bilancio, tutti gli investimenti che sarebbero necessari a favorire lo sviluppo. E desidero in proposito ribadire che l'impegno profuso anche in sede internazionale dal nostro Governo per sciogliere questi nodi deve essere sostenuto e accompagnato dall'adesione convinta dei cittadini e delle forze politiche, che hanno davvero a cuore l'interesse generale del Paese.

Il recupero di fiducia delle famiglie passa naturalmente anche per un salto di qualità nelle politiche ad esse destinate, che devono essere concepite in un quadro organico ed unitario, oltre la logica della frammentazione degli interventi.
L'Italia deve impegnarsi a raggiungere i migliori standard europei nel sostegno alla maternità, alla cura dei minori, all'armonizzazione delle responsabilità familiari con quelle lavorative, al soddisfacimento delle esigenze abitative, soprattutto per ciò che riguarda le giovani famiglie.
E' ovviamente auspicabile che l'opera di risanamento e riequilibrio dei conti pubblici consenta di destinare maggiori risorse per le famiglie. Ma è importante chiarire che gli interventi ad esse destinati, per essere incisivi e strategicamente rilevanti, devono essere il frutto di un evolutivo mutamento di mentalità; nel senso che la politica per la famiglia deve essere pensata non tanto come una politica di assistenza, quanto invece come una politica di investimento volta a favorire la prosperità e lo sviluppo della nostra società.

In altre parole, deve affermarsi il principio che la famiglia, oltre che beneficiaria della crescita, rappresenta essa stessa un fattore di crescita.
E lo rappresenta perché dalla famiglia scaturisce un capitale sociale prezioso per lo sviluppo collettivo. Perché dalla famiglia proviene la spinta demografica necessaria al futuro del Paese. Perché dalla famiglia si sprigionano spesso iniziative economiche. Perché dalla famiglia viene quella ricchezza morale che accompagna sempre, come un indispensabile viatico etico ed ideale, ogni giovane cittadino nel suo cammino di formazione umana e civile.

In tal senso, è il caso di evidenziare che la primaria funzione educativa della famiglia si rivela oggi quanto mai preziosa per combattere quella sorta di anemia morale, presente in vario modo nella nostra società, che si esprime in diffuse tendenze alla deresponsabilizzazione, all'egoismo, all'individualismo e alla conseguente frammentazione del legame sociale.

La famiglia è chiamata, accanto alle Istituzioni dello Stato, della Chiesa, della cultura e alle varie espressioni della società civile, a rilanciare quei valori condivisi di libertà, responsabilità, solidarietà e dignità della persona che fanno parte integrante della nostra identità culturale e che costituiscono l'orizzonte morale necessario a ogni processo di crescita, sia economica sia civile.

In conclusione, voglio formulare l'auspicio che la famiglia e la società italiane riconquistino piena fiducia in se stesse e, quindi, speranza nell'avvenire.
In tal senso vanno ricordate tanto le nobili esortazioni del Presidente Napolitano che di Papa Benedetto XVI. Il Pontefice ha recentemente invitato gli italiani a reagire alla "tentazione dello scoraggiamento" e il nostro Capo dello Stato ha ricordato che "per uscire dalla crisi bisogna recuperare la fiducia in se stessi".

Nell'uno come nell'altro caso parole di grande forza morale e civile, che devono trovare in tutte le Istituzioni capacità di ascolto e volontà di realizzazione.