Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

16/10/2012

Montecitorio, Sala della Regina – Gli incontri della Fondazione della Camera dei deputati: “Enrico Mattei: 1906 – 1962”, alla presenza del Capo dello Stato

Autorità, Colleghe e Colleghi, Signore, Signori!

Sono lieto di rivolgere un cordiale benvenuto al Presidente Napolitano che ancora una volta ci onora della sua presenza.

Saluto e ringrazio il Presidente della Fondazione Camera dei deputati, Fausto Bertinotti, unitamente agli illustri relatori: Giuseppe Recchi, Paolo Scaroni, rispettivamente Presidente e Ammistratore Delegato dell'ENI, Paolo Mieli, Presidente di RCS Libri.

Estendo il saluto e il ringraziamento all'attore Neri Marcoré, che leggerà il testo di due discorsi di Enrico Mattei.

Con il convegno odierno, lodevolmente promosso dalla Fondazione della Camera dei deputati, il fondatore dell'ENI viene commemorato in occasione del cinquantenario della scomparsa, avvenuta il 27 ottobre del 1962 a Bascapè, in provincia di Pavia.

La rievocazione della sua figura ci riporta a una fase di straordinaria crescita dell'economia e della società, quando il nostro Paese entrò nel novero delle maggiori potenze industriali del mondo risollevandosi dalle macerie e dalle distruzioni della guerra.

Fu il miracolo del lavoro, dell'intraprendenza, della ritrovata democrazia. Fu anche e soprattutto il miracolo di uomini capaci di visione strategica e di proiezione verso il futuro.

La figura di Enrico Mattei incarna al meglio questo spirito di ricostruzione e lungimiranza. La sua dedizione al Paese la troviamo espressa nell'opera svolta come imprenditore, nell'importante azione parlamentare durante la prima legislatura, nel valore dimostrato nella Guerra di Liberazione come capo militare delle formazioni cattoliche.

La sua visione strategica dell'interesse nazionale si incentrava sulla sovranità energetica dell'Italia, condizione essenziale per il decollo industriale e per lo sviluppo della società.

Grazie alla sua capacità di individuare con largo anticipo le enormi potenzialità offerte dal gas naturale, il nostro Paese fu messo in grado di sfruttare proficuamente i giacimenti di metano presenti sul territorio; di avviare la costruzione di decisive infrastrutture energetiche; di assumere un ruolo internazionale di crescente importanza nelle politiche di approvvigionamento degli idrocarburi necessari alla vita di una moderna democrazia industriale.

Procurare energia a basso costo e garantire la sicurezza dei rifornimenti di greggio e di gas naturale era la grande "missione" cui Mattei si dedicò fin dagli anni della Ricostruzione e che perseguì con coerenza e determinazione fino all'ultimo giorno della sua vita.

E' superfluo rilevare che il tema del costo dell'energia rimane, a cinquant'anni dalla morte del fondatore dell'ENI, uno dei grandi problemi comuni a tutti i grandi Paesi industrializzati.

La politica energetica dei Paesi industrializzati deve oggi fare i conti con una realtà internazionale diversa da quella in cui operò il grande dirigente pubblico che questa mattina commemoriamo. L'enorme aumento del fabbisogno generato dall'emergere di nuove potenze industriali, l'affermazione delle tecnologie legate alle fonti alternative, le crescenti preoccupazioni per i cambiamenti climatici spingono verso un modello di sviluppo volto alla differenziazione delle fonti energetiche.

Ma l'intuizione di Mattei circa la necessità per l'Italia di schierare, tra i grandi protagonisti mondiali del mercato del greggio, una sua autonoma, competitiva e tecnologicamente avanzata compagnia petrolifera si è rivelata portatrice di rilevanti benefici per il Paese.

L'ENI, oggi presente in circa settanta Paesi, è ancora tra i primi cinque gruppi petroliferi mondiali, e rappresenta uno dei grandi asset strategici dell'Italia.

Più che mai attuale rimane anche la visione di Enrico Mattei della stretta relazione tra lo sviluppo economico nazionale e l'evoluzione del quadro geopolitico mondiale.

La sua scelta fu quella di affermare regole più giuste ed evolutive nei rapporti tra le potenze industriali dell'Occidente e i Paesi in via di sviluppo che detenevano le riserve di greggio.

Fu, a livello internazionale, una scelta che ebbe notevoli ripercussioni, suscitando consensi e ostilità. Ma non c'è dubbio che fu una linea che assecondava con lungimiranza le tendenze crescenti verso l'emancipazione post-coloniale presenti nei Paesi dell'allora Terzo Mondo, prefigurando quella più equa ripartizione della ricchezza tra Nord e Sud del pianeta che sarebbe diventata uno dei temi dominanti del dibattito internazionale nei decenni successivi.

Vale la pena in proposito ricordare quanto di lui disse Indro Montanelli, che pure gli era culturalmente distante: "Mattei pensava in grande e agiva in grande."

La scomparsa prematura non gli permise di realizzare tutti i grandi progetti cui stava lavorando. Ancora vivo, dopo cinquant'anni, è il dolore per la gravissima perdita subita dall'Italia a causa della sua morte, un dolore accentuato dai sospetti di una possibile natura dolosa dell'incidente aereo in cui perse la vita, sospetti avvalorati in anni più recenti dalle conclusioni di un'inchiesta giudiziaria.

In conclusione, a Enrico Mattei deve andare ancor oggi la gratitudine dell'Italia: per le grandi realizzazioni nel vitale settore energetico, per lo spirito di servizio e per la capacità di guardare in modo aperto ed evolutivo alle sfide, sempre nuove, che si pongono a una moderna società industriale.

E' con questo spirito che passo la parola al Presidente Bertinotti, esprimendogli il più sincero plauso per l'iniziativa odierna, tesa a onorare la figura di un dei più insigni protagonisti della storia italiana della seconda metà del secolo scorso.