Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

22/11/2012

Roma – Sesta edizione del Premio “Vincenzo Dona, voce dei consumatori”

Autorità, Signore e Signori!

Sono particolarmente lieto di partecipare alla cerimonia di assegnazione del "Premio Vincenzo Dona", in ricordo del fondatore dell'Unione Nazionale dei Consumatori, che, più di cinquant'anni fa, ebbe la grande intuizione di rappresentare la Vostra voce, in un sistema economico di mercato che andava rapidamente evolvendosi.

Quella di oggi è una giornata importante perché ci aiuta a comprendere meglio lo sviluppo che ha avuto, negli ultimi tempi, il processo di valorizzazione del ruolo dei consumatori, i cui diritti sono ormai patrimonio indiscusso della moderna cultura giuridica non solo di stampo europeo.

La necessità di tutela giuridica dei consumatori risponde, infatti, alla giusta esigenza di realizzare un equo contemperamento tra il diritto all'iniziativa economica privata e i fondamentali interessi del cittadino.

Grazie alle rivendicazioni e alle iniziative dei vari movimenti dei consumatori è cambiata l'idea stessa del modo di "fare impresa", come dimostra la progressiva affermazione dei modelli organizzativi della produzione, sempre più orientati alla soddisfazione del cliente.

Tutto ciò ha contribuito ad elevare, anche sotto il profilo "etico", la nostra economia di mercato, adeguandola all'evoluzione della legislazione dell'Unione Europea in materia di consumatori e di marketing.

L'auspicio, ovviamente, è che i principi di solidarietà e di giustizia che stanno alla base del sistema giuridico europeo di protezione dei consumatori, continuino a rafforzarsi e a garantire, sempre di più, un'elevata qualità e sicurezza dei prodotti, un'adeguata ed oggettiva informazione agli utenti sulle caratteristiche dei beni venduti, un'efficace tutela risarcitoria in caso di violazione dei diritti dei consumatori.

Le attuali sfide per la tutela dei consumatori richiedono, del resto, la completa apertura a tutti i cittadini delle potenzialità del mercato, compreso quello on-line, mediante l'abbattimento delle barriere e l'aumento della fiducia dei consumatori nello shopping transfrontaliero.

Al riguardo, tuttavia, è proprio il tema della presente edizione del Premio - la "contraffazione" - a metterci in guardia dalle conseguenze dannose che possono derivare dall'impiego di sostanze nocive soprattutto in campo agroalimentare.

Il problema affligge particolarmente il nostro Paese che, notoriamente, ha un sistema economico fondato, in prevalenza, su piccole e medie imprese, con una forte vocazione artigianale e territoriale.

L'identità e la specialità della nostra produzione, dal settore agroalimentare a quello manifatturiero, sono racchiuse in una locuzione, il cosiddetto "made in Italy", che rappresental'indiscussa garanzia di qualità ed originalità dei materiali impiegati, oltre che di serietà e specificità dei processi di lavorazione.

Il made in Italy, in altre parole, è un'espressione concettuale volta a sottintendere un complesso di valori che contraddistinguono la creazione del prodotto e che suscitano, nel cittadino-consumatore, la convinzione sulla bontà e sulla genuinità della merce che si accinge ad acquistare.

L'uso illegittimo e non autorizzato, anche in ambito internazionale, del segno distintivo dell'italianità, costituisce uno dei fattori che gravano e pregiudicano il potenziale di crescita economica e occupazionale del nostro Paese e che rischia di minare la reputazione che si ha, all'estero, del nostro modello di produzione dei beni.

Si stima, infatti, che il valore commerciale di prodotti artefatti o falsi, solo in Italia, si aggiri addirittura intorno ai 6,5 miliardi di euro (cito, come fonte, il dato di Sos Impresa-Confesercenti, XII Rapporto 2010).

Siamo, quindi, di fronte ad una vera e propria economia sommersa, che, sottraendosi in massima parte all'azione del Fisco, procura gravissimi danni anche al gettito erariale.

L'espansione del mercato del falso è stato senz'altro favorito dallo sviluppo delle moderne tecnologie di comunicazione. Internet, infatti, pur costituendo un formidabile strumento di conoscenza, opera in un ambito virtuale nel quale i controlli sono affievoliti e l'intercettazione e la repressione dello scambio di beni falsi risulta più difficile.

Il dato più preoccupante che emerge dall'analisi del fenomeno contraffattivo, è costituito dal diffuso coinvolgimento, nel ciclo produttivo e distributivo della merce contraffatta, delle consorterie criminali.

Camorra, 'ndrangheta e mafia, come risulta anche da alcune recenti indagini effettuate dai competenti organi inquirenti, hanno dirottato almeno in parte la propria attenzione dal traffico di stupefacenti - che, tradizionalmente, costituiva una delle principali fonti di reddito criminale - all'importazione ed esportazione di beni contraffatti.

Le ragioni sottese a questa riorganizzazione delle strategie commerciali della criminalità organizzata risiedono, essenzialmente, in due ordini di motivi: la legislazione meno afflittiva prevista per i reati collegati alla contraffazione, rispetto a quelli correlati alla detenzione delle sostanze stupefacenti, e le maggiori potenzialità di profitto insite nel mercato del falso.

Le numerose operazioni di sequestro di beni falsi eseguite, con interventi sinergici e coordinati, dalle Forze dell'ordine, Guardia di Finanza ed Agenzia delle Dogane, testimoniano, in ogni caso, che la soglia di attenzione al problema, da parte dello Stato, rimane altissima, e segnali positivi certamente ce ne sono.

Recentemente, la Camera dei deputati ha istituito una Commissione parlamentare d'inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale, con l'obiettivo dichiarato di approfondire la conoscenza del problema nei suoi variegati aspetti e di contrastare la diffusione delle merci contraffatte ed usurpative.

Nel corso delle indagini, la Commissione d'inchiesta ha avuto modo di constatare con sorpresa che, sul piano sociale, la percezione dell'illegalità e del disvalore della contraffazione non è affatto diffusa.

Ciò deriva, essenzialmente, dal fatto che, in alcuni casi, il cittadino-consumatore attribuisce fondamentale rilievo alla sua convenienza personale, che gli deriva dall'acquisto di un prodotto con caratteristiche simili a quello originale, ma ad un costo notevolmente inferiore.

Un'efficace azione di contrasto e di prevenzione del problema, da parte dello Stato, non può pertanto prescindere da una preliminare opera di sensibilizzazione dell'opinione pubblica verso il tema della legalità.

E' un dovere cui sono chiamate ad adempiere, con rinnovato impegno, le Istituzioni e tutte le Associazioni dei consumatori, alle quali va il riconoscimento dello Stato per la costante opera di vigilanza che svolgono a salvaguardia degli interessi della collettività. E sono certo che la Vostra Unione Nazionale dei Consumatori sarà come sempre in prima linea in questa battaglia in nome dell'interesse generale della nostra comunità nazionale.