Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

26/11/2012

Montecitorio, Sala della Regina – Convegno sul tema “Perché orgogliosi di noi solo quando vinciamo le medaglie”, in collaborazione con il Fondo Italiano Abbattimento Barriere Architettoniche (FIABA)

Autorità! Signore e Signori!

E' davvero con grande piacere che la Camera dei Deputati ospita il convegno 'Perché orgogliosi di noi solo quando vinciamo le medaglie', organizzato dal Fondo italiano Abbattimento delle Barriere Architettoniche (FIABA) nell'ambito delle iniziative realizzate per il 10^ anniversario della sua fondazione.

Un caloroso benvenuto al Presidente del FIABA Giuseppe Trieste, al Presidente della Federazione Italiana Sport Disabilità Intellettiva Relazionale e Vice presidente CIP - Comitato Italiano Paralimpico, Marco Borzacchini, al Direttore Area Gestione Patrimonio e Consulenze Impianti Sportivi CONI, Francesco Romussi; un saluto al Presidente della Federazione Italiana Nuoto, senatore Paolo Barelli; ai grandi atleti testimonial di oggi e a tutti presenti.

L'attività del FIABA e del Comitato Paraolimpico Italiano dimostra l'assoluta centralità dell'associazionismo sportivo come fattore di positivi cambiamenti culturali che promuovono e favoriscono l'inclusione sociale.

Vale la pena ricordare come siano nate le Paraolimpiadi. Nell'immediato dopoguerra, il medico primario inglese Ludwig Guttman, particolarmente impegnato nel suo ospedale nell'assistenza dei veterani tornati dal fronte bellico con gravi menomazioni, portò in un cortile gli ex soldati gravemente provati sia fisicamente sia psicologicamente.

Per farli distrarre, Guttman diede loro una palla in un campo di pallacanestro. Quel gruppo di veterani cominciò a discutere, ad animarsi, a competere per centrare il canestro. Osservando il loro entusiasmo, il primario si rese conto che lo sport li allontanava dalla depressione e dall'autocommiserazione, trasformandoli in atleti veri: stesso agonismo, stessa voglia di vincere.

Quella partita di pallacanestro rese invalidi di guerra uomini capaci di superare i loro impedimenti fisici ma soprattutto di superare le barriere mentali che la menomazione aveva determinato in loro.

A quel punto Guttman ebbe un'intuizione che si rivelò vincente: promuovere lo sport agonistico anche tra le persone invalide. Da quella felice intuizione nacque l'impegno per costituire gare sportive inizialmente definite 'Giochi di Stoke Mandeville' e che soltanto successivamente furono denominate 'Paraolimpiadi', oggi a tutti note, con grandissimo successo di pubblico.

In Italia, questi giochi arrivarono nel 1958, grazie alla sensibilità e all'impegno del prof. Antonio Maglio, direttore del centro paraplegici dell'Inail. A tale proposito, un saluto davvero affettuoso alla moglie del professore oggi qui presente con noi, la sig.ra Maria Stella Maglio, che ci darà un'importante testimonianza dell'impegno profuso dal marito.

Il professore organizzò nel 1960 le prime Paraolimpiadi a Roma che ebbero un successo straordinario anche grazie alla rete di relazioni che egli fu in grado di creare a livello internazionale. Questa esperienza è una prova preziosa di quanto la forza dell'impegno personale sia il motore indispensabile per cambiare il mondo e imprimere una svolta nella società del tempo.

Il prof. Maglio credeva nel valore della solidarietà sociale, e alle potenzialità dell'associazionismo come fattore di inclusione sociale. Temi di straordinaria attualità sui quali oggi le democrazie più avanzate si stanno impegnando individuando in questi valori il principale fattore di sviluppo e diffusione del benessere individuale e sociale.

È opportuno peraltro sottolineare che stiamo parlando degli Anni '50 e '60, una fase storica nella quale la diffusione delle informazioni si avvaleva di strumenti comunicativi limitati: non c'era la rete, non c'era la potenza dei social network vettori di mobilitazione dell'opinione pubblica e di condivisione delle idee, non c'erano i fax.

In quel periodo, i promotori di iniziative benefiche potevano avvalersi per l'organizzazione di iniziative internazionali soltanto del telefono e dei rapporti epistolari.

Nonostante la relativa mancanza di strumenti di informazioni immediati che oggi noi abbiamo a nostra disposizione per promuovere le 'buone pratiche', quelle idee vincenti si propagarono ovunque nel mondo: dal Giappone a Israele, dalla Germania al Canada, dagli Stati Uniti alla Cina.

È necessario non dimenticare questi passaggi perché con i mezzi di comunicazione attualmente disponibili siamo nelle condizioni di poter fare ancora di più.

Il convegno di oggi vuole dunque rappresentare un evento in continuità con quello spirito: il medagliere delle paraolimpiadi del 2012 è un successo di cui essere fieri come italiani, considerando la forza morale che ha permesso a uomini e donne di superare i limiti della propria condizione fisica e partecipare a sfide solo apparentemente impossibili.

Questi nostri atleti dimostrano che, per superare queste sfide, non bastano l'agonismo sportivo e l'allenamento. È indispensabile avere fiducia in se stessi, voglia di vivere, ottimismo e spirito di competizione. È indispensabile non arrendersi.

Ed è anche questo l'insegnamento che arriva dal grande atleta olimpico Oscar Pistorius - indicato dal Time come uno dei 100 uomini più influenti nel mondo -,simbolo della diversità in grado di gareggiare con atleti normodotati: "Non mi sono mai concentrato sui limiti della mia condizione - ha avuto modo di affermare il campione - ma ho sempre cercato di intuirne le possibilità, le sfide che poteva lanciarmi. In generale è una responsabilità, non solo per il significato sportivo del gareggiare a livello internazionale, ma è una responsabilità legata al mio percorso, al fatto di trasmettere un messaggio alle persone, ai bambini, che è quello di non arrendersi alle difficoltà".

Queste qualità che non solo animano ogni giorno i nostri atleti delle Paraolimpiadi, ma sono quelle che muovono e determinano lo spirito associazionistico di tutti coloro che, tramite strutture no profit, si impegnano a tutti i livelli istituzionali e formativi affinché la diversità non sia considerata un ostacolo ma un valore.

Ecco perché dobbiamo essere fieri di voi anche quando non vincete le medaglie.

Grazie all'impegno del FIABA e di tutte le federazioni sportive di settore, ed in particolare del FIABA, l'Italia sta finalmente dimostrando di poter cambiare mentalità. Il FIABA non parla più soltanto di abbattimento delle barriere architettoniche ma di 'Qualità totale' della vita, perché come si legge sul suo sito "non esistono gruppi di persone con caratteristiche da catalogare, ma esiste 'la persona' con tutte le sue qualità e peculiarità e la disabilità non è il problema di una minoranza né l'unico ostacolo che una persona incontra nel corso della propria vita. Siamo tutti diversi e proprio perciò tutti siamo uguali. L'uguaglianza implica, quindi, pari dignità e pari opportunità".