Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

27/11/2012

Montecitorio, Sala della Regina – Presentazione del volume “Le misure di prevenzione personali e patrimoniali. La confisca ex art. 12 sexies L. n. 356/1992”, di Francesco Menditto

Signor Sottosegretario agli Interni, Signor Procuratore della Repubblica di Roma, Autorità, Signore e Signori!

La Camera dei deputati è particolarmente lieta di ospitare la presentazione del libro di Francesco Menditto, dal titolo "Le misure di prevenzione personali e patrimoniali".

Nella sua veste di "alto" magistrato ordinario e di attento studioso del diritto, l'Autore offre, non solo agli operatori del settore, ma anche ai rappresentanti delle istituzioni, un prezioso contributo di riflessione sulla complessa legislazione in materia di misure di prevenzione che si è andata sviluppando nel tempo per cercare di contrastare, in modo sempre più efficace, la diffusione della criminalità organizzata.

Com'è noto, sono state le grandi emergenze storiche, rappresentate dal terrorismo e, soprattutto, dalla mafia, ad indurre lo Stato repubblicano ad adeguare progressivamente gli strumenti normativi,orientandoli non solo verso la repressione degli illeciti, ma anche verso la prevenzione della commissione dei reati.

Con l'accrescimento della capacità a delinquere, anche in forma associativa, si è determinato, infatti, il graduale ridimensionamento dell'impostazione legislativa fondata esclusivamente sull'effetto deterrente dell'applicazione della pena.

L'inversione di tendenza si è particolarmente manifestata quando, a partire dagli anni ottanta del secolo scorso, il legislatore, sull'onda di efferati delitti di mafia, ha conferito alla magistratura una delega profonda finalizzata a combattere i fenomeni dell'accumulazione selvaggia dei capitali di origine illecita e della loro riallocazione sul mercato.

Alla confisca tradizionale, si sono così aggiunte la confisca di prevenzione, estendendola agli indiziati di partecipazione alle associazioni di tipo mafioso, la confisca in materia di usura e di reati contro la pubblica amministrazione ed anche la cosiddetta "sospensione temporanea dell'amministrazione dei beni".

Queste misure, insieme ad altre ancora, che prevedono il possibile riutilizzo, per finalità istituzionali ovvero di utilità sociale, dei beni confiscati dallo Stato alle consorterie criminali (determinando l'effetto, anche simbolico, di restituire alla collettività le risorse economiche illecitamente sottratte), sono confluite, da ultimo, nel "Codice antimafia" (varato con il decreto legislativo n. 159 del 2011), che, oltre a conferire maggiore organicità e sistematicità all'intera materia, conferma la strategia della prevenzione patrimoniale, implementandola ulteriormente mediante la previsione di nuovi interventi di carattere inibitorio o interdittivo nei confronti degli individui cui siano state applicate in via definitiva le misure personali.

E' evidente che la finalità di assegnare agli istituti di prevenzione praeter delictum la funzione di "neutralizzazione" di soggetti ritenuti socialmente pericolosi risponde all'esigenza di fronteggiare con determinazione situazioni percepite come emergenziali per la sicurezza e l'incolumità pubblica.

Ma è altrettanto ovvio che, nella lotta contro le mafie, la corruzione e l'illegalità, è indispensabile il concorso della società nel suo complesso perché, come scrisse Pio La Torre ucciso nel 1982 da "Cosa nostra" (il quale, per primo, capì la necessità di aggredire le mafie sotto il profilo economico), "non basta il piano della prevenzione e della repressione dei reati se, contemporaneamente, non si promuovono politiche pubbliche capaci di dare ordine ai fatti economici, di organizzare e programmare lo sviluppo, riducendo lo spazio del liberismo selvaggio".

In questa prospettiva, quindi, il legame tra il sistema della prevenzione (che va comunque perfezionato sotto il profilo dell'estensione delle garanzie) e quello penale di contrasto non solo ai patrimoni illecitamente accumulati può diventare più saldo e fruttuoso se supportato da una profonda cultura della legalità, unico e vero antidoto alla vitalità della criminalità organizzata.

Con l'azione quotidiana di tutti finalizzata al perseguimento del bene comune, le mafie, e le tante zone grigie di cui si alimentano, sarebbero sconfitte pesantemente e il nostro Paese ritroverebbe una rinnovata vitalità democratica.