Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

14/01/2013

Presentazione del libro “Bomba o non bomba. Alla ricerca ossessiva della verità”, di Enzo Raisi - Montecitorio, Sala del Mappamondo

Autorità, Colleghe e Colleghi, Signore, Signori!

La Camera dei deputati è lieta di presentare l'importante libro dell'On. Enzo Raisi dedicato a una delle pagine più tragiche e atroci della storia italiana degli ultimi decenni: la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, che ha impresso nella memoria del nostro Paese un segno di indicibile orrore, ferendo profondamente i sentimenti umani e civili dei bolognesi e di tutti gli italiani.

Saluto l'autore unitamente agli illustri relatori: Andrea Colombo, Rosario Priore.

Prima di soffermarmi brevemente sugli importanti temi sollevati nel libro, voglio evidenziare la scrupolosità, l'impegno e la passione civile che emergono dal lavoro di indagine storica condotto dall'autore.

La ricostruzione di Raisi è infatti sorretta da una notevole mole di documenti, che provengono dalla Commissione Mitrokhin, organismo di cui l'autore è stato componente e in cui ha lavorato con assiduità e dedizione. Lodevole è la scelta di Raisi di mettere a disposizione dei cittadini e dell'opinione pubblica molti, importanti documenti che sono riprodotti in un CD allegato al volume.

Proprio dalla commissione parlamentare di inchiesta presieduta nella XIV legislatura da Paolo Guzzanti sono emersi fatti e circostanze che suggeriscono inediti scenari riferibili alla strage di Bologna, fatti e circostanze su cui - e non poteva essere altrimenti, vista la tragicità dell'evento - si è accesa da subito una serrata discussione, ma che in ogni caso hanno condotto la magistratura bolognese ad aprire un nuovo fascicolo sul barbaro attentato del 2 agosto 1980.

Questo inedito contesto condurrebbe, secondo l'autore, a quella che è stata definita la "pista palestinese", vale a dire l'ipotizzato coinvolgimento nella responsabilità della strage di un gruppo terroristico internazionale, facente capo a un personaggio tristemente noto alle cronache internazionali dei decenni passati, il venezuelano Carlos, attualmente detenuto in Francia, che era strettamente legato al terrorismo di matrice mediorientale degli anni Settanta e Ottanta.

In base alla tesi sostenuta nel volume, la strage di Bologna avrebbe avuto come antecedente il sequestro a Ortona, nel novembre del 1979, di missili Sam-7 destinati a un transito clandestino sul nostro territorio per conto del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina (FPLP). Tale sequestro, operato dai carabinieri, aveva portato all'arresto di alcuni estremisti italiani e del rappresentante nel nostro Paese dell'organizzazione palestinese. Di qui, come scrive Raisi, minacce di ritorsione del FPLP ricevute da diversi organismi delle Istituzioni italiane.

Una inquietante circostanza accertata dalla Commissione Mitrokhin è la presenza a Bologna, a partire dalla notte precedente la strage, di un componente dell'organizzazione di Carlos, il tedesco Thomas Kram, il quale fece perdere le proprie tracce proprio da quel tragico 2 agosto 1980. Insieme con lui, sarebbe stata presente quel giorno a Bologna un'altra cittadina tedesca, Christa-Margot Frohlich, anch'ella appartenente alla medesima organizzazione terroristica.

Le ipotesi formulate sulla base dei documenti della "Mitrokhin" fanno dunque sorgere nuove e inquietanti, pressanti domande oltre la verità definita dalle sentenze emesse negli anni passati sulla strage di Bologna.

Nel ribadire la mia ferma convinzione che occorre sempre il massimo rispetto per l'operato della magistratura e per quanto da essa accertato in sede processuale, ritengo doveroso anche affermare che la ricerca incessante della verità rappresenta un insopprimibile diritto democratico e che, in uno Stato di diritto e a tutela di una società libera, non bisogna mai rinunciare all'opera - laddove naturalmente sussistano fondati spunti di indagine - di fare piena luce e dissolvere ogni zona d'ombra sulle pagine più tragiche della recente storia nazionale.

La lettura del libro di Raisi pone inoltre importanti domande sul contesto internazionale che fece da sfondo alla triste stagione del terrorismo e dello stragismo in Italia.

Nelle ricostruzioni storiche si tende normalmente - e del tutto legittimamente - a porre l'accento sulla collocazione del nostro Paese nel quadro della Guerra Fredda e del confronto Est-Ovest.

Minore attenzione è stata dedicata all'ambito più specificamente mediterraneo e alle tensioni ad esso connesse.

Proprio su quest'ultimo profilo è invece focalizzato l'interesse dell'autore. Nel volume si parla del cosiddetto "Lodo Moro" , vale a dire il presunto accordo non pubblico, risalente al 1973, tra lo Stato italiano e le organizzazioni palestinesi, che avrebbe previsto per i componenti dell'Olp la possibilità, a fronte del loro impegno a non compiere attentati sul territorio del nostro Paese, di far transitare armi ed esplosivi in Italia senza essere sottoposti a controlli di polizia.

E' importante precisare che l'esistenza di un tale patto non è stata mai ufficialmente riconosciuta. Però, a seguito delle risultanze della Commissione Mitrokhin, vari esponenti politici, sia palestinesi sia italiani, ne hanno parlato. Una testimonianza al riguardo è quella offerta da Francesco Cossiga in uno scritto pubblicato sul "Corriere della Sera" del 15 agosto 2008 e di cui sono riportati ampi stralci nel volume, ed anche in un'intervista ad un giornale israeliano, del 3 ottobre dello stesso anno.

Si tratta certamente di profili quanto mai delicati, nei quali è bene addentrarsi tenendo conto della grande complessità delle relazioni internazionali dell'Italia nei decenni passati.

Però, riandando con la memoria agli anni Settanta e Ottanta, colpisce - e non certo positivamente - il fatto, come ricorda Rosario Priore in una delle interviste a corredo del volume, che soggetti legati al terrorismo di matrice mediorientale, arrestati per attività svolte in Italia, venissero " a stretto giro" rimessi in libertà, e "non poche volte restituiti ai Paesi d'origine, in Medioriente o Nordafrica, anche a nostra cura e spese".

In conclusione, l'omaggio deferente alla memoria delle vittime della strage di Bologna ci deve portare a rafforzare i valori democratici e civili che sono alla base della nostra convivenza, unitamente alla volontà di combattere sempre con decisione e determinazione l'inumana barbarie dello stragismo e del terrorismo.

La dolorosa fase degli attentati e di tutte le trame eversive che hanno funestato la vita italiana deve essere ricordata con forza e partecipazione. E ricostruita in tutti i suoi aspetti, in tutte le sue pagine e in tutte le sue implicazioni.

E' un dovere verso i familiari delle vittime e i tanti italiani che sono stati direttamente colpiti dalla criminalità terroristica. E' anche un dovere verso l'intera comunità nazionale, che ha il diritto di conoscere in modo sempre più ampio e approfondito le pagine più tragiche e più tristi della propria storia.

E non c'è dubbio che l'interessante libro di Enzo rappresenti un importante strumento di conoscenza e di riflessione.