Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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INIZIO CONTENUTO

Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

28/09/2012

Montecitorio, Sala del Mappamondo – Apertura dei lavori del Convegno “European Parlamentarians with Africa” (AWEPA)

Sono lieto di porgere il benvenuto della Camera dei deputati ai colleghi parlamentari africani e di numerosi Paesi europei, nonché agli esperti ed ai cooperanti che sono giunti a Roma per partecipare ai lavori dell'odierno seminario sulla gestione delle risorse naturali dell'Africa per il conseguimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.

Saluto la Presidente della AWEPA, senatrice Miet Smet, il Presidente del Parlamento Pan-Africano, onorevole Bethel Nnaemeka Amadi, ed il Presidente del Parlamento dell'Unione economica e monetaria dell'Africa centrale, onorevole Pierre Ngolo.

Sono grato alla senatrice Smet per avere proposto al Parlamento italiano di ospitare questo importante incontro che mi offre innanzitutto l'opportunità di ribadire il tradizionale interesse dell'Italia verso l'Africa.

Questa iniziativa si ricollega idealmente, a dieci anni di distanza, alla Giornata parlamentare Italia-Africa che la Camera dei deputati tenne nel maggio 2002, da cui hanno preso il via alcune significative attività di cooperazione interparlamentare.

Mi riferisco al programma di informatizzazione dei parlamenti africani promosso in collaborazione con il Dipartimento delle Nazioni Unite per gli Affari Economici e Sociali ed agli specifici progetti avviati in vari paesi per rafforzare le Istituzioni rappresentative, con particolare riguardo agli uffici di documentazione, affinché i flussi informativi non restino appannaggio esclusivo del potere esecutivo.

In tale ottica, poco più di dieci giorni fa, in questo stesso Parlamento, ha avuto luogo un convegno internazionale sul tema dell'E-Parliament.

In questa legislatura, la Camera dei deputati ha ricordato il cinquantenario dell'indipendenza africana, con un'iniziativa proposta dal collega Jean Léonard Touadi, la cui sensibilità e competenza reca un significativo contributo alle relazioni parlamentari italo-africane.

La Camera ha avuto altresì l'onore di ospitare due grandi personalità africane che sono state insignite del Premio Nobel e che sono protagonisti della rinascita politica e culturale dell'Africa del XXI secolo: lo scrittore nigeriano Wole Soyinka e la pacifista liberiana Leymah Gbowe, i quali ci hanno testimoniato come, con il loro impegno encomiabile, sia possibile dare una concreta prospettiva di sviluppo alle popolazioni del Continente africano.

Dall'inizio della legislatura, la Commissione Affari esteri si è dotata di un Comitato permanente sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, presieduto dal collega Enrico Pianetta, dalla cui esperienza ha preso le mosse la costituzione della sezione italiana che è stata ufficializzata ieri in una riunione presieduta dall'onorevole Mario Barbi, alla presenza di deputati e senatori di tutti i Gruppi politici.

In quasi un trentennio di attività, la vostra Associazione ha dimostrato di essere una delle più efficaci iniziative di cooperazione interparlamentare perché ha saputo superare la logica eurocentrica ed anticipare quel riconoscimento della diretta responsabilità dei popoli africani che solo recentemente è diventato patrimonio diffuso della Comunità internazionale con l'affermazione del principio della ownership.

Confido, pertanto, che il Parlamento italiano potrà trarre vantaggio nel prossimo futuro dall'istituzionalizzazione delle sue relazioni con una realtà così incisiva e vivace, come del resto conferma il seminario odierno con il tema di grande attualità prescelto.

L'Italia ospiterà nel 2015 a Milano l'Esposizione Universale che sarà dedicata alla sicurezza alimentare, e proprio a Roma si è svolta nel 2008 la Conferenza sulla sicurezza alimentare mondiale, conclusa con l'adozione di una dichiarazione finale incentrata sulle sfide del rialzo dei prezzi, dei cambiamenti climatici e della bioenergia. La crisi alimentare e la conseguente crescita dei prezzi di prima necessità rappresenta un fattore di fragilità per le democrazie ed è, dunque, necessario che torni ad essere in cima all'agenda della Comunità internazionale.

Per una felice coincidenza, ci incontriamo oggi a conclusione della settimana inaugurale dell'Assemblea generale dell'ONU, dove, come di consueto, sono state passate in rassegna le grandi sfide globali.

Il Segretario generale Ban Ki Moon ha denunciato come l'attuale tasso di sviluppo del PIL del continente africano, pur restando di segno positivo nonostante la congiuntura economica mondiale, sia molto inferiore alle aspettative, ponendo un serio ostacolo alla realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.

Il miliardo di cittadini africani, che rappresenta il 15 per cento della popolazione del pianeta, continua ad avere a disposizione soltanto il 2,5 per cento del PIL. L'obiettivo numero 1, e cioè il dimezzamento del numero di coloro i quali vivono al di sotto della soglia di povertà, ha fatto registrare confortanti risultati grazie alle performance dei cosiddetti paesi emergenti, ma ha continuato a segnare il passo proprio là dove sarebbe stata più necessaria una inversione di tendenza, vale a dire in vaste zone dell'Africa sub-sahariana.

La triplice crisi alimentare, energetica e finanziaria ha infatti aggravato il circolo vizioso tra povertà e crescita demografica che storicamente attanaglia il continente africano. Occorrono nuove risorse per promuovere una crescita inclusiva, orientata verso la formazione dei giovani, la protezione sociale e la sostenibilità ambientale.

Appare quindi essenziale affrontare, come si propone il seminario di oggi, la questione della gestione delle risorse naturali, per assicurare che i benefici da essa derivanti, ingenti in termini quantitativi, siano adeguatamente impiegati a favore della popolazione.

La Carta delle risorse naturali indica, nella responsabilità dei Governi e nell'informazione dei Popoli, gli strumenti di garanzia necessari per assicurarne la valorizzazione nel lungo periodo e nell'interesse collettivo.

E' storia nota come, nella maggior parte dei casi, lo sfruttamento delle risorse naturali africane abbia avuto luogo secondo schemi neo-colonialistici, favorendo il depauperamento dell'ambiente, la corruzione delle classi dirigenti e la dipendenza dall'importazione dei prodotti finiti.

Oggi, peraltro, la valenza delle risorse naturali si è ampliata: non si esaurisce più soltanto nello sfruttamento delle miniere oppure nell'esportazione di materie prime, ma attiene anche all'acqua, alle foreste ed alle altre risorse ambientali sempre più preziose per l'equilibrio del pianeta.

E' vero che comincia ad affermarsi una nuova consapevolezza, volta a promuovere la pianificazione sostenibile, la diversificazione economica e la localizzazione della trasformazione produttiva.

Ma questi buoni propositi sono destinati a restare lettera morta se non si innesteranno in un più forte quadro politico ed istituzionale, incentrato su Parlamenti rappresentativi, autorevoli ed efficienti.

Solo Parlamenti più forti saranno in grado di individuare il punto di equilibrio politico tra le ragioni dello sviluppo e quelle dell'ambiente, di garantire condizioni giuridiche di libera concorrenza che massimizzino la produttività ed eliminino le sacche di corruzione, di risolvere le potenziali contraddizioni tra economia nazionale e realtà locale, e va sottolineato il contributo che può venire dalle Assemblee parlamentari regionali che si stanno sviluppando nel continente africano e che molto opportunamente sono state collocate al centro della riflessione odierna.

L'Unione Africana e le Organizzazioni regionali che la accompagnano sono ormai partner con cui l'Unione Europea deve confrontarsi in modo sempre più costruttivo, anche per il forte legame che unisce la sicurezza europea a quella africana in relazione ai gravi problemi che dobbiamo insieme affrontare: il terrorismo fondamentalista, la pirateria il traffico di esseri umani, di armi e di droga.

Anche sul piano della cooperazione parlamentare euro-africana, come ho avuto modo di accennare all'inizio, non siamo all'anno zero, ma possiamo e dobbiamo fare di più e di meglio soprattutto sul piano del dialogo politico.

E', ad esempio, ancora insufficiente in Europa la consapevolezza dell'importanza fondamentale che ha il libero accesso al commercio internazionale per i Paesi africani, rappresentando uno strumento di sviluppo assai più efficace delle donazioni internazionali.

In conclusione, per vincere le sfide che abbiamo di fronte, occorre che i Parlamenti sappiano costantemente promuovere un'autentica partecipazione democratica, selezionando classi dirigenti capaci di affrontare le grandi questioni della modernità.

E' un segnale incoraggiante che in sette paesi africani le donne parlamentari siano diventate quasi un terzo delle rispettive assemblee. Né va dimenticato che più della metà della popolazione africana è formata da giovani che hanno meno di venticinque anni. Le nuove generazioni costituiscono per l'Africa una ricchezza incalcolabile. Questi giovani adeguatamente istruiti e formati potranno fare del Continente uno straordinario laboratorio di innovazione e di sviluppo.

E' con questa convinzione che rivolgo a tutti i presenti i migliori auguri di buon lavoro.