Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

12/10/2012

Montecitorio, Sala della Regina – Apertura dei lavori della Commissione Cultura dell’Assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo (AP-UpM)

Sono lieto di aprire i lavori della prima riunione della Commissione per la promozione della qualità della vita, gli scambi umani e la cultura dell'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo, nell'ambito della nuova sessione quadriennale che si è inaugurata dopo la seduta plenaria tenutasi a Rabat nello scorso mese di marzo.

Ringrazio il Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri, Staffan de Mistura, per la sua autorevole presenza a nome del Governo e rivolgo un cordiale augurio al collega Gennaro Malgieri, che ha appena assunto la presidenza della Commissione, dopo aver rappresentato il Parlamento italiano in seno all'Assemblea sin dalla sua fondazione.

La Camera dei deputati torna ad accogliere volentieri i lavori di questa importante Commissione che si è già più volte riunita a Roma dal 2004 al 2008, sotto la precedente presidenza italiana esercitata dal senatore Mario Greco e dall'onorevole Tana De Zulueta.

Ritengo che la partecipazione a questa Assemblea sia tra le più qualificanti attività che la Camera dei deputati svolge nel contesto delle relazioni tra Parlamenti. In particolare, considero nell'ambito del mio mandato presidenziale nella corrente legislatura, certamente rilevante aver avuto l'occasione di presiedere, insieme al Presidente del Senato, Renato Schifani, l'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo nell'anno 2010 - 2011.

Ricordo che, in tale veste, ho avuto l'opportunità, per una felice coincidenza temporale, di ospitare nell'Aula di Montecitorio la prima riunione dell'Assemblea che ha avuto luogo dopo l'inizio della "primavera araba", poco più di un anno e mezzo fa, nel marzo 2011.

L'entusiasmo di quelle settimane non si è spento nel nostro Parlamento, nonostante la consapevolezza dei tanti problemi della transizione verso la democrazia da parte di Paesi sottoposti per lunghi decenni a regimi autoritari.

Siamo perciò sempre più convinti del grande potenziale che è racchiuso nell'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo, in quanto sede privilegiata del dialogo politico tra la sponda settentrionale e la sponda meridionale del Mediterraneo.

Nuove e maggiori responsabilità incombono, pertanto, su questa Assemblea e sulle sue Commissioni in relazione al contributo che da esse può venire ai processi di democratizzazione politica, di stabilizzazione regionale e di sviluppo economico e sociale.

Luci ed ombre caratterizzano, come è inevitabile che sia in tempi di tumultuosa trasformazione, gli scenari politici del Mediterraneo.

Da un lato, abbiamo assistito al complesso avvio di processi democratici in Paesi come la Tunisia, l'Egitto, il Marocco e la Libia. Tutti questi Paesi stanno vivendo, pur tra alterne vicende, un'intensa fase politica tendenzialmente orientata al riconoscimento del pluralismo dei partiti ed alla costituzionalizzazione di regimi fortemente incentrati sul ruolo dei Parlamenti.

Il rafforzamento delle istituzioni parlamentari resta il più saldo ancoraggio democratico, tanto più quanto esse siano emanazione diretta e trasparente della sovranità popolare. La democrazia, come ha insegnato la storia recente, non si esaurisce, peraltro, in un meccanismo istituzionale né nella pratica elettorale, ma vive dell'esercizio quotidiano della cittadinanza, dei diritti fondamentali e delle libertà civili, a cominciare dalla libertà di pensiero e di confessione religiosa nonché dal riconoscimento della parità di genere e dalla tutela delle minoranze.

Dall'altro lato, l'ogni giorno più drammatica crisi in cui versa la Siria impone una riflessione sull'esigenza per la comunità internazionale di moltiplicare gli sforzi per favorire risultati concreti: giacché le conseguenze della crisi siriana si riverberano, oltre che sulla popolazione inerme, inevitabilmente in tutta l'area, dalla Turchia all'Iraq, dal Libano alla Giordania, senza dimenticare il sempre più annoso conflitto israelo-palestinese.

Più in generale, sono convinto che gli scambi di vedute previsti oggi sui mezzi di comunicazione come volano di crescita e sulla conoscenza linguistica come veicolo di integrazione rivestano un rilievo ed un impatto certamente prioritari. Il dibattito che i colleghi parlamentari svilupperanno, sulla base delle relazioni degli esperti che sono stati invitati, riguarderà le modalità attraverso le quali costruire una identità mediterranea plurale ed inclusiva.

L'informazione, l'editoria, la cinematografia e soprattutto internet, infatti, possono contribuire efficacemente al superamento degli stereotipi ed alla diffusione di più approfondite rappresentazioni delle rispettive realtà sull'una e sull'altra riva del Mediterraneo. Al riguardo, sarebbe opportuno promuovere forme di collaborazione e di coproduzione volte ad accrescere i contatti intellettuali e a raccordare le esperienze professionali.

Il pluralismo linguistico, a sua volta, costituisce un patrimonio indiscutibile di umanità e di cultura che non si può sacrificare al pur necessario ricorso ad una lingua veicolare. Sarebbe impensabile aspirare ad una autentica comprensione reciproca, prescindendo dalle conoscenze linguistiche. Occorre quindi incentivare i programmi di studio delle lingue mediterranee e di traduzione non solo dei classici, ma anche delle opere moderne che testimoniano la vivacità e la ricchezza della società contemporanea.

Dal canto suo, la Commissione cultura dell'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo ha già avviato, ad esempio, un utile approfondimento sull'Università euro-mediterranea, che si è sviluppato nell'istituzione di un gruppo di lavoro autonomo nell'ambito dell'Assemblea stessa.

Altri utili spunti sono venuti in ordine all'esigenza di estendere ai Paesi della sponda meridionale la partecipazione ai programmi europei Erasmus e Leonardo Da Vinci, relativi agli scambi nel campo dell'istruzione e della formazione professionale. Il mio auspicio è che le Istituzioni Europee, pur nelle note ristrettezze finanziarie, si impegnino per dotare questo importante programma educativo dei fondi adeguati per continuare a garantire gli ottimi risultati conseguiti negli anni e per estendere la proposta educativa anche ai giovani della sponda Sud del Mediterraneo.

Ritengo altresì di notevole interesse la proposta avanzata per la redazione di una Carta euro-mediterranea dei valori per il dialogo interculturale e condivido in proposito l'indicazione che il relativo progetto possa essere sottoposto ad una Convenzione euro-mediterranea formata dai rappresentanti dei Governi e dei Parlamenti nazionali. Colgo significativamente il riferimento al modello rappresentativo che fu a suo tempo adottato - e a cui io stesso ho avuto modo di partecipare a nome del Governo italiano - per la stesura del progetto di Costituzione dell'Unione europea, anche se quel progetto non ha poi avuto un esito felice.

Non partiamo da zero. La Dichiarazione di Barcellona ha forse mancato i suoi obiettivi più ambiziosi in termini di sicurezza internazionale e di area di libero scambio, ma il terzo volet del partenariato, quello sociale, culturale ed umano, ha invece registrato significativi risultati.

Enti locali, università, organizzazioni non governative, organismi economici e sociali, reti imprenditoriali e sindacali, forum della società civile hanno negli ultimi quindici anni contribuito a tessere una fitta rete di relazioni tra le due sponde mediterranee che ha oltrepassato la rigida sfera dei rapporti intergovernativi.

La sfida delle migrazioni, pur suscitando problemi di integrazione, che ancora devono essere per buona parte risolti, ha comunque contribuito ad accrescere gli scambi umani, a promuovere la comprensione reciproca, a diffondere l'innovazione e ad arricchire complessivamente il tessuto sociale.

Questa nuova realtà plurale non è stata estranea, anche in virtù della moltiplicazione tecnologica delle modalità di comunicazione, alla diffusione, soprattutto tra i giovani, della domanda di libertà, autentica democrazia e migliori condizioni di vita che si è propagata in tutto il Mediterraneo.

Nutro pertanto la speranza che l'Unione per il Mediterraneo possa diventare come un cerchio più largo dell'Unione Europea, per cui, se l'Unione europea saprà veramente corrispondere all'obiettivo che si è data di costruire un "partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa con il Mediterraneo meridionale", la nostra regione cesserà di essere teatro di antiche conflittualità e troverà in sé stessa la forza per crescere civilmente ed economicamente grazie alle energie delle sue giovani generazioni, una volta poste le condizioni di valorizzare il loro talento.