Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

28/01/2013

Convegno sul tema “Da Alcide De Gasperi ad Altiero Spinelli, dalla Comunità Economica alla Unione Europea” - Montecitorio, Sala della Regina

Autorità, Colleghe e Colleghi , Signore, Signori!

La Camera dei deputati rende oggi omaggio a due "padri" dell'Unione Europea: Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli, i cui insegnamenti e le cui visioni anticipatrici sono parte integrante e fondante del patrimonio morale, culturale e politico del processo di integrazione continentale.

Un cordiale benvenuto al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che anche oggi ci onora della sua presenza.

Un saluto e un ringraziamento all'On. Dario Antoniozzi, presidente dell'AIPPE e già componente della Commissione Spinelli dal 1980 al 1984, cui si deve l'iniziativa di questa mattina.

Lo ringrazio unitamente agli illustri relatori: il Prof. Roberto Mastroianni, Ordinario di Diritto Comunitario alla Università Federico II di Napoli, il Prof. Luigi Mazzella, Giudice Costituzionale e già Avvocato Generale dello Stato.

Rievocare oggi il grande impegno profuso, con eguale intensità e passione, sia da De Gasperi sia da Spinelli, per realizzare l'ideale dell'unità europea significa innanzi tutto riscoprire le ragione profonde, ideali e civili prima ancora che economiche, del grande progetto di unione politica che oggi accumuna i popoli del nostro Continente.

Mai prima d'allora, prima della generazione dell'illustre statista trentino e dell'insigne intellettuale e politico romano, l'unione politica europea era stata pensata come un progetto possibile e realizzabile.

L'ideale europeista aveva certo avuto eminenti e profetici precursori: basti pensare a Giuseppe Mazzini. Ma l'ideale di un'Europa unita dai valori della pace, della cooperazione, del progresso civile, l'ideale di un'Europa senza frontiere e senza barriere, l'ideale di un'Europa realmente rispettosa dei diritti della persona, solo allora, solo in quel tremendo dopoguerra, poté affermarsi in tutta la sua urgenza, in tutta la sua necessità, in tutta la sua alta e decisiva valenza storica e politica.

Già nel Manifesto di Ventotene, redatto nel 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, è affermata l'idea di un'Europa federale libera da ogni deteriore nazionalismo perché affrancata da una concezione esasperata della sovranità degli Stati. "Un'Europa libera e unita - si legge nel testo - è premessa necessaria del potenziamento della civiltà moderna, di cui l'era totalitaria rappresenta un arresto" .

Sono parole che mantengono ancor oggi intatta la loro forza e la loro capacità d'insegnamento.

Il totalitarismo è fortunatamente alle nostre spalle da molto tempo; e consolidata è la coscienza democratica dei cittadini europei. Ma il progetto europeo ha nuovamente bisogno di ritrovare slancio e vigore presso l'opinione pubblica continentale. E alle classi dirigenti dei 27 Paesi dell'UE spetta oggi il compito di indicare con coraggio e convinzione nuove mete per il consolidamento delle Istituzioni comunitarie; e di rifuggire dalla tentazione di assecondare - come purtroppo talvolta è accaduto - le diffidenze, le paure e le pulsioni regressive presenti in una parte della pubblica opinione.

In tal senso, l'insegnamento dei "padri fondatori" dell'Europa offre non soltanto modelli di pensiero, ma anche e soprattutto, modelli di azione.

Pensiamo a De Gasperi, Schuman e Adenauer. Pensiamo a quanto potesse apparire ardua la loro sfida di promuovere un trattato di cooperazione economica, la CECA, in un Continente ancora cosparso delle macerie materiali e morali causate dalle immani distruzioni belliche di pochissimi anni prima.

Pensiamo al coraggio e alla forza ideale di quegli statisti in quella decisiva temperie storica. La celebre "Dichiarazione Schuman" del 1950 poteva finanche apparire provocatoria in una Francia che fino a sei anni prima aveva vissuto il dolore dell'occupazione nazista e che, poco più indietro nel tempo, tra il 1914 e il 1918, aveva affrontato la Germania in un'altra spaventosa guerra costata milioni di vittime in tutta Europa. Eppure Schuman non ebbe esitazioni a pronunciare frasi come questa: "La pace mondiale non potrebbe essere salvaguardata senza iniziative creative all'altezza dei pericoli che ci minacciano".

Oggi le classi dirigenti europee devono guidare i rispettivi Paesi in una fase infinitamente meno drammatica. Ma la necessità di costruire il futuro richiede analoga tensione ideale e analoga capacità di edificare solide Istituzioni comuni.

Le nuove sfide globali impongono il ripensamento della politica e della democrazia in uno spazio sovranazionale. Ed è auspicabile, a tale scopo, una maturazione complessiva delle culture politiche, oltre le prevenzioni ideologiche e i riflessi condizionati ereditati dal passato.

In proposito, voglio citare nuovamente il Manifesto di Ventotene. Mi riferisco a un passo che ha una particolare forza anticipatrice: "La linea di divisione -cito testualmente - fra partiti progressisti e partiti reazionari cade perciò ormai, non lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, del maggiore o minore socialismo da istituire, ma lungo la sostanziale nuovissima linea che separa coloro che concepiscono, come campo centrale della lotta quello antico, cioè la conquista e le forme del potere politico nazionale (…), e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di un solido stato sovranazionale".

E' opportuno ricordare che De Gasperi e Spinelli venivano da una diversa formazione culturale, come diverse erano le rispettive ispirazioni ideali.

Ma il dato da sottolineare è che questa diversità di vedute non era affatto di ostacolo alla convergenza su un'idea alta, ambiziosa e innovatrice della costruzione europea.

Se per Spinelli era prioritario partire dal federalismo europeo, per De Gasperi l' "idea architettonica" dell'Europa, come egli stesso la definì, doveva fondarsi su tre pilastri: il concetto liberale sull'organizzazione e l'uso del potere politico, il valore della solidarietà sociale, l'integrazione economica. Lo statista trentino era infatti convinto che, senza integrazione economica e allargamento del mercato, non potesse esserci integrazione politica.

Molti sarebbero ancora i temi su cui soffermarsi per evidenziare la straordinaria attualità del pensiero di De Gasperi e di quello di Spinelli.

Mi limito solo, in conclusione, a porre in rilevo come le varie difficoltà e battute d'arresto conosciute nel corso del processo di costruzione europea non devono scoraggiare perché non hanno fin qui mai impedito al processo di riprendere il proprio cammino con maggiore vigore di prima.

Così fu ad esempio nel 1954, quando il voto negativo del Parlamento francese alla Comunità Europea di Difesa (un trattato fortemente voluto sia da De Gasperi sia da Spinelli) aveva creato un clima di scetticismo sul progetto dell'unione politica.

Ma, dopo solo tre anni da quel fallimento, il processo europeo conobbe un nuovo, decisivo sviluppo grazie ai Trattati di Roma che istituirono la Comunità Economica e l'Euratom.

Così è stato nel 2005, dopo la bocciatura del Trattato Costituzionale europeo nei referendum in Francia e in Olanda. Forte fu allora la delusione degli europeisti, perché quel Trattato conteneva, per la prima volta nella storia (come prefigurato da Spinelli), la stesura di una Costituzione dell'Europa.

Ma dopo solo quattro anni è entrato in vigore il Trattato di Lisbona che, del precedente accordo, riprende i punti qualificanti e sostanziali con un indubbio passo in avanti.

Anche in questi ultimi mesi, nei quali l'attenzione si è giustamente rivolta in modo pressante al problema dei debiti sovrani e alla crescita economica fra tante battute d'arresto, c'è da registrare un importante passo verso una più ampia integrazione europea con il Consiglio Europeo del giugno scorso e le sue rilevanti decisioni sulle misure per la promozione dello sviluppo e il riequilibrio del mercato finanziario.

Ci sono quindi precedenti storici che inducono ad essere ottimisti: la prospettiva di una maggiore integrazione europea può uscire rafforzata dalla attuale crisi economico finanziaria perché è sempre più chiaro che, nello scenario globale dei tempi in cui viviamo, per competere e garantire i diritti dei cittadini serve più Europa e non meno Europa.

Ed è per questo che risulta quanto mai prezioso e fecondo riattingere oggi energie morali e politiche dal grande patrimonio ideale lasciato sia da Alcide De Gasperi sia da Altiero Spinelli.