Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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INIZIO CONTENUTO

Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

18/06/2009

Montecitorio, Sala della Regina - Rappresentazione teatrale "Roma, la Capitale" della Compagnia Teatrale Stabile Assai della Casa di Reclusione di Rebibbia

E' con piacere e vivo interesse che la Camera dei deputati oggi ospita la Compagnia "Stabile Assai" della Casa di Reclusione di Rebibbia, gruppo teatrale che da più di vent'anni calca importanti palcoscenici italiani con testi inediti ed autoprodotti dedicati alle tematiche della condizione carceraria. Gli attori di questa compagnia sono infatti detenuti, detenuti semiliberi e professionisti dell'arte del teatro, coadiuvati da operatori carcerari, musicisti, esperti e tecnici.
A breve assisteremo all'opera teatrale "Roma, la Capitale", spettacolo scritto da Antonio Turco e Sandra Vitolo - rispettivamente educatore e psicologa presso il carcere di Rebibbia - e diretto da Caterina Venturini, a cui rivolgo il mio plauso per aver realizzato e promosso questa iniziativa culturale e sociale.
Saluto e ringrazio il Presidente della Commissione Giustizia della Camera dei deputati Giulia Bongiorno, il Capo del Dipartimento per l'Amministrazione penitenziaria Franco Ionta, gli esponenti dell'Amministrazione Penitenziaria e tutti i presenti.
Questo spettacolo richiama la nostra attenzione sui problemi del sistema penitenziario nazionale e sui temi della follia, dell'emarginazione e della mancata integrazione interetnica, che rappresentano vere e proprie emergenze collettive a cui le Istituzioni devono rispondere con il sostegno della società civile, il cui ruolo è essenziale specialmente nella delicata fase di reinserimento del detenuto.
Da qualche anno, il teatro è diventato uno strumento pedagogico consolidato all'interno delle realtà carcerarie del nostro Paese: attraverso la recitazione si stabiliscono relazioni con il prossimo, si ripercorrono sentimenti intimi, riflessioni e pensieri di grande impatto emotivo che stimolano la socializzazione, l'autoanalisi, e la ricostruzione della propria storia personale.
Iniziative come questa rappresentano un prezioso motivo di incontro per sensibilizzare l'opinione pubblica sui drammi della vita carceraria, favorendo una piena consapevolezza della necessità di rendere sempre più effettivi i principi sanciti dall'articolo 27, primo comma, della nostra Costituzione: "Le pene devono tendere alla rieducazione del condannato", principio che deve essere costantemente applicato nella vita concreta dalle istituzioni carcerarie. Tra i diritti garantiti dalla Costituzione vi è per il reo quello di essere sottoposto, in caso di commissione di illeciti, a pene finalizzate alla rieducazione e alla risocializzazione.
Troppe volte si dimentica che il carcere non deve essere solo un luogo di afflizione, ma che esso deve salvaguardare - attraverso percorsi socio-terapeutici adeguati - i diritti umani, sociali e di cittadinanza dei detenuti in vista del loro pieno reinserimento sociale.
Ritengo che il livello di civiltà di un Paese si misuri non solo sulla capacità di prevenire e reprimere i reati, capacità che deve essere garantita a tutela della libertà di tutti i cittadini, ma anche dalla capacità del suo sistema penitenziario di recuperare chi ha violato le regole fondamentali della convivenza civile.
Non sempre infatti la libertà è sufficiente a riconquistare un ruolo all'interno della società.
Le Istituzioni devono essere pienamente consapevoli delle difficoltà che spesso l'ex detenuto incontra sulla strada di un completo reingresso nella vita collettiva. Il dovere nei confronti dei rei inizia all'interno delle carceri e prosegue anche dopo il rilascio in un percorso che dalla detenzione, attraverso i programmi di educazione e di socializzazione, conduca a superare ogni forma di marginalità ed isolamento.
Un moderno sistema penale deve garantire condizioni di completa umanità, terapie psicologiche idonee, formazione del detenuto e attività per il suo reinserimento. Per questo il lavoro assume un ruolo fondamentale come momento di ritorno alla normalità: si tratta della via migliore per ridare all'uomo la piena dignità.
Mi auguro che lo spettacolo, pur nella crudezza e nel realismo delle vicende descritte, possa essere motivo di riflessione per tutti.
E' un gesto di attenzione significativo che la Camera dei deputati abbia voluto ospitare la realizzazione dell'opera.
Concludo con un augurio pronunciato dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel 2002, in occasione della visita alla casa di reclusione di Morano di Spoleto: "Che rinasca in Voi la speranza nel futuro, la fiducia in Voi stessi", auspicio molto nobile cui tutte le istituzioni devono uniformare la propria azione.