Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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INIZIO CONTENUTO

Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

15/02/2012

Montecitorio, Sala della Lupa – Convegno “L’Africa ha un volto nuovo: quello delle donne. Un esempio per l’Italia”

Autorità, Colleghi, Signore e Signori!

La Camera dei deputati è lieta di ospitare questo convegno che intende richiamare l'attenzione sul ruolo delle donne in Africa e nel mondo.
Saluto i promotori dell'iniziativa, gli onorevoli Giulia Bongiorno, Presidente della Commissione Giustizia della Camera dei deputati, e Roberto Rao; il Direttore generale di San Marino RTV, Carmen Lasorella, il Ministro degli Affari Esteri, Giulio Terzi di Sant'Agata, il Professore di Sociologia del lavoro presso l'Università "La Sapienza" di Roma, Domenico De Masi, e il Direttore del Tg de La7, Enrico Mentana.

In Africa è da tempo che le donne sono il motore dell'integrazione sociale, e, grazie al ruolo educativo che svolgono, contribuiscono a creare e ad alimentare una società aperta, libera, plurale.
Spesso lottano con tenacia e intelligenza per abbattere irragionevoli preconcetti che rendono difficile un completo riconoscimento del loro valore, ma nonostante abbiano dimostrato di possedere le capacità necessarie per emergere in ogni ambito, l'equa distribuzione dei ruoli nella società costituisce ancora oggi una sfida.

Nel corso degli ultimi decenni, le donne africane sono sempre state in prima linea per la difesa e lo sviluppo delle loro comunità ed è forte in loro la cultura dell'accoglienza, e, nonostante le difficili condizioni in cui versa buona parte delle società africane e la prevalenza in molte realtà dei retaggi di modelli patriarcali, le donne hanno svolto un ruolo fondamentale per il progresso del Continente e dei popoli che lo abitano.
Lo dimostra il fatto che le donne africane sono le colonne portanti di sistemi economici che si fondano sulla famiglia come struttura organizzativa primaria e rappresentano il tessuto connettivo del Continente, trasmettendo speranza nella quotidiana battaglia per l'istruzione, la difesa della salute, la pace.

Inoltre le associazioni femminili che operano in questi Paesi sono da sempre impegnate nella lotta alla povertà e alle pratiche contrarie alla dignità e integrità delle donne come le mutilazioni genitali e combattono questa battaglia in situazioni di rischio, spesso esposte al pericolo di violenze e sopraffazioni.
Tante sono le organizzazioni impegnate nella conquista dei diritti sociali, nella difesa dei diritti umani e nell'affermazione della democrazia; e se il Continente africano può oggi sperare nel proprio futuro è soprattutto grazie alle donne che popolano le città e i villaggi; alcune di esse hanno conquistato ruoli di primo piano nei settori della politica, della cultura, dell'economia, dell'attività imprenditoriale.

Va ad esempio ricordato che nell'Africa segnata dalle guerre e dalle malattie, dalla criminalità e dalla corruzione, le donne stanno svolgendo un ruolo crescente nell'attuazione di forme locali di sviluppo economico e sociale, attraverso il microcredito e la microfinanza, specie nei settori dell'agricoltura, del commercio, della piccola industria.
Tuttavia, dal punto di vista istituzionale, salvo alcune eccezioni e alcuni Paesi, è ancora lunga la strada da percorrere per un pieno riconoscimento del ruolo delle donne africane a livello politico e sociale, nonostante la sempre maggiore attenzione dedicata dalle Organizzazioni internazionali alla promozione della condizione femminile.

A dispetto degli importanti contributi alla società e della costante lotta per la libertà, troppi e troppo frequenti sono i casi di discriminazioni legate al genere; situazioni intollerabili che si aggiungono alle ingiuste esclusioni determinate da odi etnici e da gravi squilibri sociali.
Si tratta, in varia misura, di questioni i cui effetti non sono osservabili soltanto in Africa e che richiedono, oltre all'impegno locale, decisi interventi su scala globale.
Occorre, da un lato, porre fine all'oppressione ai danni delle donne, che ancora persiste in molti Paesi della Terra, e ciò al fine di permettere di dispiegare il loro enorme contributo alla causa della democrazia; dall'altro, specie nei Paesi più avanzati, c'è bisogno di eliminare le tante forme di discriminazione, spesso nascoste che ancora ostacolano una piena ed effettiva parità di genere.

Per queste ragioni, l'esempio di autorevoli donne africane deve essere di incitamento per tutti e deve costituire anche l'occasione per riflettere sulle realizzazioni compiute e, soprattutto, sul cammino ancora da compiere.
Non a caso, il CIPSI, Coordinamento di Iniziative Popolari e di Solidarietà Internazionale, e l'associazione ChiAma L'Africa, avevano promosso una campagna, proponendo di destinare il Nobel per la Pace 2011 a tutte le donne africane.

Lo spirito dell'appello è stato in parte accolto dal comitato norvegese che ha assegnato il riconoscimento, "per la loro battaglia non violenta a favore della sicurezza delle donne e del loro diritto alla piena partecipazione nell'opera di costruzione della pace", a tre personalità femminili, di cui due africane: la Presidente liberiana Ellen Johnson Sirleaf, la sua connazionale Leymah Roberta Gbowee, avvocatessa e militante pacifista, e la giornalista yemenita Tawakkul Karman, attivista per i diritti umani.

Ellen Johnson Sirleaf, prima donna Capo di Stato in Africa, recentemente riconfermata Presidente della Liberia, ha avviato nel suo Paese un progetto di "governance al femminile" che un interessante reportage realizzato da Carmen Lasorella, dal titolo "Liberia - La Repubblica delle donne", ha accuratamente approfondito e raccontato.
La Liberia è un Paese che evoca in noi, nello stesso tempo, il ricordo della terribile tragedia della tratta degli schiavi e l'anelito di libertà, che ha portato alla sua nascita nel segno del ritorno nella loro terra di origine di tanti uomini e donne, i cui antenati erano stati strappati a forza dalle loro famiglie e dalle loro comunità, nel nome di uno sfruttamento cieco a qualsiasi considerazione di carattere etico.

La Liberia, pur permeata da forti influenze della cultura nordamericana, non è sfuggita alle drammatiche dinamiche che hanno caratterizzato la storia dell'Africa subsahariana negli scorsi decenni e solo di recente ha ritrovato con fatica la via della stabilità e dello sviluppo.
La Presidente della Repubblica Ellen Johnson Sirleaf incarna questa nuova, complessa fase della storia del suo Paese, ricca di speranze, animata da una forte volontà di migliorare la vita dei cittadini e delle donne in particolare.
Resterà storico il suo discorso, dopo la vittoria alle elezioni del 2005, alle Camere riunite del Congresso degli Stati Uniti, dove chiese il supporto americano per aiutare il suo Paese a "diventare un faro splendente, un esempio per l'Africa e per il mondo di ciò che l'amore per la libertà può raggiungere".

Dal reportage emerge una Liberia, che dopo due guerre civili e più di 250 mila morti, deve fare i conti con la condizione degli ex bambini soldato (una piaga che affligge diversi Paesi africani), dei rifugiati di guerra, dei minori e delle ragazze che subiscono violenze.
Molte donne di eccezionale valore collaborano al progetto della Presidente Sirleaf, prestando le loro competenze nelle scuole, nei centri sociali, nella pubblica amministrazione, nel sistema economico.
Le donne in Liberia stanno acquistando un ruolo crescente nella vita collettiva con risultati significativi per le fasce sociali più deboli. Sono riuscite a sconfiggere il pregiudizio e a compiere passi notevoli per migliorare la condizione femminile e per promuovere la riconciliazione del Paese.

Usando un'espressione utilizzata nel reportage, "la Liberia ha oggi un leader, un progetto, una squadra" e, per costruire il futuro, punta sulla conoscenza, sulla responsabilità.
Quando, nel 2005, la Presidente Sirleaf fu eletta per la prima volta, secondo l'Organizzazione non governativa "Transparency International", la Liberia era al 137° posto nel mondo, in una graduatoria che pone al primo posto la nazione con il minor indice di corruzione; nel 2011 è salita alla 91ma posizione, a dimostrazione dell'efficacia degli sforzi compiuti nel Paese, nel nome della legalità.
Nello stesso arco temporale, l'Italia è purtroppo scivolata dal 40° al 69° posto della graduatoria: un dato che fa molto riflettere e che deve indurre le Istituzioni e le forze politiche a moltiplicare gli sforzi per rafforzare l'etica pubblica e gli strumenti di lotta contro la corruzione.

L'effettiva parità di genere dipende in buona parte dalla costruzione in ogni campo di meccanismi di selezione trasparente e controllata, che assicurino ai capaci e meritevoli, la possibilità di accedere a incarichi e a posizioni di responsabilità, condizione prima di una società più giusta e più efficiente.
Nonostante le molte sfide ancora da affrontare, specie per migliorare la macchina della giustizia e potenziare il ruolo delle Istituzioni, la presidenza della Sirleaf ha dimostrato che un nuovo modello, politico, economico e sociale è possibile ed è auspicabile che la sua proposta contro la discriminazione di genere abbia largo seguito nel Continente.

C'è comunque ancora molto da fare per raggiungere gli obiettivi posti dalla "Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna" (CEDAW), adottata nel 1979 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e ratificata dall'Italia nel 1985.
Per quello che riguarda l'Italia, emerge tra gli altri problemi, quello del basso livello dei tassi di occupazione femminile rispetto alla media europea.
Si tratta di un grave e preoccupante sintomo di ritardo civile del nostro Paese che deve essere al più presto colmato, attraverso il convinto impegno delle Istituzioni e l'ampia sensibilizzazione dell'opinione pubblica.

Desidero, a tal riguardo, ricordare che un concreto provvedimento, che va nella giusta direzione, è contenuto nell'articolo 2 del decreto legge n. 201 del 6 dicembre 2011, convertito con la legge n. 214 del 22 dicembre 2011, che prevede una maggiore deducibilità per le nuove assunzioni delle donne, oltre che dei giovani.
Un ulteriore e importante ambito nella lotta contro la discriminazione di genere è rappresentato da una più efficace tutela della qualità della vita per le madri lavoratrici.
Penso alla flessibilità dei tempi di lavoro, al reinserimento nell'attività lavorativa post maternità, al potenziamento degli asili nido sia pubblici sia privati.

In conclusione: la giornata odierna costituisce un'importante occasione di dibattito per affrontare i tanti problemi connessi alla parità di genere, contribuendo a promuoverla.
Sono questioni che non possono più aspettare.
E' necessario operare insieme per consegnare alle nuove generazioni una società in cui la differenza di genere non rappresenti più un elemento di divisione e di contrasto, ma una ricchezza al servizio del bene comune.

Per questo motivo, desidero concludere con una dichiarazione di Ellen Johnson Sirleaf rivolta ai giovani, ma che è un monito per tutti: "Siate decisi negli scopi della vostra vita, prendete il massimo dalla conoscenza, dall'informazione, dall'educazione che riuscite ad avere. Anzi cercate di averne quanto più possibile. Concentratevi sugli obiettivi, andate oltre ogni ostacolo, perché dovete raggiungerli a ogni costo".