Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

23/03/2012

Montecitorio, Sala della Lupa – Incontro con il Premio Nobel per la Medicina, Luc Montagnier, dal tema “Le nuove sfide dell’umanità tra scienza e fede”

Autorità, Onorevoli Colleghi, signore, signori!

La Camera dei deputati è lieta di dare il benvenuto a Luc Montagnier, Premio Nobel nel 2008 per la Medicina per le sue decisive ricerche nel campo delle malattie infettive che hanno permesso di identificare e isolare il virus Hiv dell'Aids.

Montagnier è una delle grandi personalità del mondo scientifico internazionale. La sua attività volta a debellare questa terribile malattia si unisce ai suoi studi sulle patologie neurodegenerative e sulle malattie croniche legate all'invecchiamento, soprattutto in relazione alla loro possibile origine infettiva o dovuta allo stress ossidante.

Una figura come Montagnier, per i suoi alti meriti scientifici e per la sua elevata vocazione alla ricerca, è da annoverare tra le personalità mondiali che in questi anni hanno contribuito (e continuano a contribuire) al progresso dell'umanità, restituendo la speranza a tanti malati e rinnovando la fiducia collettiva nelle possibilità della scienza di raggiungere sempre nuovi e decisivi traguardi nella battaglia per la vita e per la salute.

E' un piacere e un onore per la Camera dei deputati ascoltare la sua testimonianza.

La felice occasione di questo incontro è l'uscita in Italia di un bel libro del professor Montagnier, nel quale sono affrontati alcuni grandi temi del nostro tempo. E sono affrontati attraverso un dialogo ricco, intenso e di altissimo profilo con il monaco cistercense Michel Niaussat, un religioso francese che è stato protagonista di una incisiva battaglia per il miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti nel carcere di Le Mans.

Dunque, due personalità molto diverse tra loro, per attività, formazione culturale e posizione rispetto alla dimensione della fede.

Il mirabile cortocircuito offerto dal libro è che questa diversità di vedute sulla religione, lungi dal rappresentare un ostacolo al dialogo, ne costituisce al contrario il lievito, il motore, il fermento fecondo.

Montagnier e Niaussat non si confrontano per difendere le rispettive ragioni e convinzioni, ma per testimoniare, ognuno, la propria esperienza di vita e il proprio impegno per rendere più umana, più dignitosa, più felice la vita dei propri simili.

E' un esempio bello e luminoso di dialogo libero e senza pregiudizi. Un dialogo fondato sul rispetto e sull'ascolto in piena reciprocità, sulla condivisione di una concezione della vita intesa come ricerca incessante e inesausta. Ricerca scientifica per Montagnier e religiosa per Niaussat, ma per entrambi anche e soprattutto ricerca di significati umani e di verità sulla vita.

La serenità di questo dialogo ci ricorda la verità elementare che le grandi aspirazioni e le grandi ansie dell'umanità sono comuni a tutti, siano essi credenti o non credenti.

Un verità elementare, ma non sempre riconosciuta. E ciò perché nel mondo odierno la serena espressione della saggezza è talvolta ostacolata da sopravvivenze ideologiche da neoideologismi e da integralismi.

E anche perché una certa tendenza alla frammentazione culturale che si registra nel nostro tempo fa venire meno, talvolta, l'ancoraggio al buon senso comune. Probabilmente aveva ragione uno scrittore cattolico e di profonda fede come André Frossard quando scherzosamente sosteneva che nella nostra società si tende a capire tutto, tutto eccetto ciò che è più semplice.

Montagnier e Niaussat dimostrano invece quanto anticonformismo e quanta libertà nascano dalla saggezza e dal buon senso.

"Il Nobel e il Monaco - osserva il giornalista Philippe Harrouard, che ha rivolto le domande ai due illustri interlocutori con molta efficacia e sensibilità - sanno entrambi dove sono e dove vanno e non temono di aver scelto la strada del non conformismo per portare avanti le loro pacifiche lotte".

Dei grandi temi affrontati nel volume, il professor Montagnier dialogherà tra breve con Sua Eccellenza monsignor Lorenzo Leuzzi, Cappellano della Camera, con l'Onorevole Renato Farina, con il professor Luis Vazquez Martinez, docente di Matematica Applicata presso la facoltà di Informatica dell'Università Complutense di Madrid, e con Rocco Buttiglione, Vicepresidente della Camera dei deputati, professore universitario, già ministro della Cultura, membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.

Saluto i relatori e li ringrazio per gli importanti contributi che si apprestano a fornire al dibattito.

Gli spunti di riflessione offerti dal volume sono numerosi ed è arduo menzionarli tutti: dal desiderio inesauribile di conoscenza umana e scientifica alle domande sull'origine della vita e dell'universo, dalle questioni più specificamente religiose all'esperienza del dolore e della sofferenza, dall'ecologia alla bioetica e alle biotecnologie, dalle prospettive della lotta all'Aids alla battaglia all'Alzheimer, tesi apparentemente diverse tra loro ma a ben vedere non così dissimili.

Insomma, un confronto ampio e di vasti orizzonti, che offre notevoli insegnamenti sia scientifici e religiosi sia etici e civili.

Montagnier guarda alla globalità della realtà umana, che è da lui osservata non solo da un punto di vista scientifico ma anche morale. In uno dei passi più intensi del volume lo scienziato ci ricorda che la nostra civiltà può scomparire, non solo "per saturazione, per caos, per mancanza di acqua", ma anche per "mancanza di senso della vita".

Sono parole che suscitano riflessioni e che ci riportano allo stretto legame tra progresso scientifico-tecnologico e progresso umano. Le acquisizioni della scienza vanno sempre poste al servizio dell'uomo e del suo insopprimibile desiderio di migliorare la propria vita, di ampliare la propria libertà, di accrescere la propria conoscenza del mondo, di sconfiggere tante terribili malattie, di debellare le gravi epidemie che affliggono ancora oggi vaste aree della Terra.

La conquista di questi traguardi non dipende soltanto dalla comunità degli scienziati ma anche dai Governi, dai Parlamenti e dalle Organizzazioni internazionali, cui spetta il compito di creare condizioni sempre più favorevoli allo sviluppo della ricerca in tutti i campi del sapere, con particolare attenzione all'incremento delle risorse in favore dei programmi di più elevato contenuto umanitario nell'ambito bio-medico.

Desidero concludere con un altro, intenso passo tratto dal volume dell'illustre scienziato. E' laddove il professor Montagnier, ricordando il suo esordio nel mondo scientifico, rivela che la prima e decisiva spinta a entrare in un laboratorio gli è stata data dalla curiosità, dal desiderio di "sapere, spiegare da dove veniamo, che cosa siamo", un desiderio poi cresciuto grazie alla "soddisfazione di trovare, di esplorare nuovi campi, di agitare le acque dell'ignoto".

Ecco, agitare le acque dell'ignoto, indagare il mistero. Mi viene in mente una frase di Albert Einstein: "La più bella e profonda emozione che possiamo provare è il senso del mistero; sta qui il seme di ogni arte, di ogni vera scienza".

Nasce da questa profonda motivazione interiore la grande sfida dell'intelligenza e della conoscenza. Montagnier ci ricorda che la spinta verso la ricerca non viene dalla mera ragione strumentale ma dai grandi, insopprimibili, fecondi desideri di avventura umana e di progresso della civiltà.

E' dovere delle Istituzioni favorire in modo incisivo lo sviluppo di questa motivazione soprattutto nei giovani.

Un impegno che l'ascolto di alte testimonianze come quella di Luc Montagnier contribuisce sicuramente a rafforzare e ad approfondire, nella consapevolezza che, se la sfida della politica - quella autentica - è la sfida del futuro, non c'è futuro più grande e luminoso di quello preparato da una ricerca scientifica sempre più evoluta e sempre più vicina alle aspirazioni profonde dell'uomo.