Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

26/09/2012

Montecitorio, Sala Aldo Moro – Convegno dal titolo “L’italiano in Europa, la lingua come risorsa. A vent’anni dalla scomparsa di Gianfranco Folena”

Autorità, Colleghe e Colleghi, Signore, Signori!

La Camera dei deputati rende oggi omaggio alla figura di un illustre protagonista della cultura italiana a vent'anni dalla scomparsa: Gianfranco Folena, che ha profondamente rinnovato gli studi di filologia e linguistica nel nostro Paese, fornendo un importante contributo alla conoscenza delle dinamiche storiche legate alla diffusione dell'italiano in Europa.

Il ricordo dell'insigne studioso è l'occasione per una riflessione, anche di carattere politico, sulla necessità di promuovere la nostra lingua all'interno dei processi di integrazione culturale e sociale indotti dalla globalizzazione e strettamente connessi con il processo di costruzione dell'Europa Unita.

Saluto gli illustri relatori: il figlio di Folena, Pietro, presidente dell'Associazione culturale Metamorfosi, il professor Michele Cortelazzo, Direttore del Dipartimento di Studi linguistici e letterari dell'Università di Padova, il Maestro Maurizio Scaparro, regista teatrale, il professor Luca Serianni, ordinario di Storia della Lingua italiana all'Università La Sapienza di Roma, il Sindaco di Padova, Flavio Zanonato.

Tra i numerosi e fecondi profili dell'opera di Gianfranco Folena che ne rendono vivo e, per molti aspetti, attuale l'insegnamento, desidero brevemente soffermarmi sull'idea dell'italiano come lingua della civiltà delle arti, un'idea che emerge dal suo libro più celebre, "L'Italiano in Europa", vincitore nel 1983 del Premio Viareggio.

Nel descrivere il successo ottenuto dai nostri letterati del '700 nell'affermazione dell'italiano come lingua colta delle corti europee, il libro di Folena ci ricorda una verità valida e attuale anche oggi: la vitalità di una lingua è la vitalità dei valori culturali che in essa si esprimono e si diffondono sia a livello nazionale che internazionale.

Molte pagine suggestive sono in particolare dedicate alla straordinaria forza espressiva dei nostri poeti e scrittori nel diffondere, nell'Europa del XVIII secolo, i valori artistici dell'opera lirica. Basti pensare a Lorenzo Da Ponte, il librettista di Mozart.

E' allora che l'italiano si afferma come la lingua internazionale della musica, approfondendo un processo già iniziato nel Rinascimento e che rimane vivo ancor oggi, se si pensa al forte interesse per la nostra lingua avvertito dagli appassionati di opera lirica di tutto il mondo.

Un elemento importante su cui gli studi di Folena ci inducono a riflettere è che il successo internazionale della cultura italiana avvenne in un'Europa in cui la reciproca influenza tra Paesi e lo scambio internazionale delle idee avvenivano liberamente; il nostro Continente, seppur già da secoli caratterizzato da conflitti e rivalità tra gli Stati nazionali, era un grande e libero laboratorio culturale, non ancora attraversato da quei nazionalismi che si sarebbero affermati nei secoli successivi e dalle chiusure e dai fanatismi ideologici cui sarebbe stata successivamente condotta una parte cospicua della politica e della cultura europea.

E' una lezione che può essere proficuamente applicata ai nostri giorni, soprattutto in relazione alla necessità di tutelare e promuovere le identità e le lingue nazionali nel grande mare aperto della globalizzazione, nella vorticosa circolazione delle idee a livello internazionale, nella caduta, certamente positiva, delle barriere e delle frontiere che hanno caratterizzato la storia del Novecento.

Nel nostro mondo veloce, aperto e dinamico - anche grazie all'avvento della Rete - la tutela della lingua, per essere reale ed effettiva, non può essere concepita come fatto meramente difensivo, ma come una sfida per la valorizzazione delle nostre energie culturali.

Il che vuol dire promuovere la conoscenza e lo studio dell'italiano nel mondo, come risorsa preziosa dell'intero sistema Paese e della sua capacità di vivere la fase della globalizzazione.

Il che vuol dire anche rilanciare l'insegnamento della lingua all'interno del nostro stesso Paese con il duplice obiettivo di combattere, da un lato, l'impoverimento dell'italiano scritto e parlato e di diffondere, dall'altro, la conoscenza della nostra lingua tra i nuovi italiani al fine di favorire i processi di integrazione sociale e culturale delle comunità di immigrati, affinché questi possano sentirsi cittadini italiani anche per la capacità di esprimersi correttamente nella nostra lingua.

Ciò vuol dire, da ultimo ma non per ultimo, investire risorse, con più convinzione e più determinazione di quanto è stato fatto fino ad oggi, nella cultura, in considerazione non solo dei notevoli benefici economici per il Paese che tale tipo di investimenti normalmente produce, ma in considerazione soprattutto del fatto che la forza della lingua come fattore primario dell'identità nazionale è strettamente dipendente dalla vitalità culturale che nella lingua stessa è trasmessa e dalla qualità delle idee che in essa sono veicolate.

In altre parole, la lingua veicola la cultura e, a sua volta, la cultura sostiene la lingua. Questa intima relazione è in vario modo rilanciata dai processi globali in atto nel nostro tempo, un'epoca in cui i rischi di omologazione e standardizzazione fanno crescere, per reazione, le domande di originalità e specificità, tutte qualità che trovano proprio nella lingua il loro naturale luogo di espressione.

Vale la pena ricordare che l'Unione Europea dedica particolare attenzione all'importanza strategica della cultura. Ed è paradossale che il nostro Paese - che detiene circa il 50% del patrimonio culturale mondiale - sia tra i meno sensibili agli investimenti nella cultura. Ricordo come anche l'Agenda per la Cultura, lanciata cinque anni fa dall'UE, sia fondata sulla promozione della diversità culturale, del dialogo interculturale e della cultura come catalizzatore della creatività. La stessa strategia di "Europa 2020", proposta due anni fa dalla Commissione di Bruxelles, individua le alte potenzialità di crescita presenti negli investimenti nel campo immateriale delle idee.

In conclusione, è nell'opera feconda e nelle profonde analisi di grandi studiosi della lingua come Gianfranco Folena che possiamo trovare insegnamenti preziosi e alte ispirazioni per sostenere e rilanciare l'italiano come insostituibile strumento di diffusione dei valori culturali che sono custoditi nel nostro Paese e che non devono cessare di stimolare nuova creatività, nuova cultura, nuove creazioni.

Ed è con questo auspicio che cedo la parola agli illustri relatori.